Sergio, dopo “La Casta”, sei uno dei giornalisti che più ha scritto di pensioni in Italia.
(Sorriso amaro). «Vedi? E tuttavia mi sono trovato, con 53 colleghi, anche io costretto a lasciare Repubblica».
Perché dici «costretto»?
«Se il 29 settembre ti arriva una mail dove c’è scritto “Caro Sergio, da novembre sei in cassa integrazione a mille euro”, ti resta poca scelta».
Ma come: solo una mail?
«Proprio così. Mi si diceva che avevo i requisiti anagrafici per il prepensionamento. Cassintegrato per l’età».
Ti hanno messo con le spalle al muro?
«Io, come gli altri 53. Un’azienda in crisi ha il diritto di cercare tutte le soluzioni possibili, anche se sui prepensionamenti a carico dello Stato ci sarebbe molto da dire. Ma c’è modo e modo».
Cioè?
«Un giornale non è una fabbrica di auto. Nel mio caso non era nemmeno legittimo: qualcosa non torna».
Cosa?
«Sono giornalista da 43 anni, avevo già da tempo i requisiti per la pensione. Se la cassa integrazione è legata ai prepensionamenti, perché applicarla a chi, come me, non è prepensionabile?».
Vai in pensione senza scivolo?
«Zero. C’è una bella differenza con il prepensionamento».
L’hai fatto presente al giornale?
«Ho chiesto spiegazioni scrivendo la lettera di dimissioni. Mi è stato risposto che tutti i 54, se non accettavano di andarsene, se ne stavano in cassa integrazione un anno. Che io non fossi prepensionabile non gli importava…».
Ma eri un vicedirettore del giornale!
«Si, ma nessuno mi ha consultato: era un aut aut: prendere o lasciare».
Cosa ci insegna questa vicenda?
«Non riguarda solo noi. Come dice Federico Rampini, è una ennesima testimonianza: di un sistema folle e iniquo».
Sergio Rizzo fino a trenta giorni fa era vicedirettore (ad personam) di Repubblica. Giornalista economico, firma, famoso per le sue inchieste sugli sprechi italiani e per il suo fortunato sodalizio professionale con Gian Antonio Stella. Insieme (nel 2007) i due hanno scritto “La Casta”: un milione e 300mila copie, stampato in 29 edizioni. Il libro più venduto della saggistica del nostro Paese…
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