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    L’infettivologo Maggi: “Hanno bloccato il vaccino Reithera ma così l’Italia sarà sotto schiaffo di Big Pharma”

    I laboratori di Reithera Credits: ANSA
    Di Veronica Di Benedetto Montaccini
    Pubblicato il 17 Mag. 2021 alle 12:44 Aggiornato il 17 Mag. 2021 alle 13:02

    La settimana scorsa la Corte dei conti ha bloccato il finanziamento destinato allo sviluppo del vaccino dell’azienda italiana Reithera, che si preparava a entrare nella terza e ultima fase di sperimentazione.

    L’infettivologo Paolo Maggi, che nell’ospedale di Caserta ha coordinato la fase due, ha parlato in un’intervista al quotidiano Repubblica di “questione tecnica e amministrativa, i cui dettagli sono oscuri anche a me”. Maggi, riguardo al siero sviluppato dalla farmaceutica di Castel Romano, ha affermato che si tratta di “efficacia buona e di effetti collaterali ridotti, in linea con gli altri vaccini”, sottolineando l’importanza di andare avanti nello sviluppo, anche se in autunno, quando potrebbe essere pronto, la campagna vaccinale potrebbe essere quasi finita.

    Il medico è molto chiaro sulle conseguenze che secondo lui si prospettano dopo un abbandono di Reithera: “Se non sviluppiamo un marchio italiano saremo schiaffo di Big Pharma e delle altra aziende straniere, soprattutto americane”. “Ci saranno i richiami, e ci sono molte altre malattie prevenibili con i vaccini”: ReiThera non si limita alla cura del Coronavirus, secondo l’infettivologo, ma potrebbe essere “un’occasione per rilanciare la ricerca italiana in campo farmaceutico. ReiThera, ma anche il secondo vaccino italiano di Takis, non sono utili solo a combattere questo virus, ma anche a risollevare un settore scientifico in cui abbiamo le carte in regola per tornare a primeggiare”.

    Procedere con la sperimentazione, secondo Maggi, non sarebbe uno spreco di tempo e di soldi: “Dopo il Covid, avremo bisogno delle stesse tecnologie per creare vaccini contro influenza, Hiv, cancro e tanto altro. L’Rna e i vettori virali erano tecnologie mature da anni in tutto il mondo, ma tenute in un cassetto per carenza di fondi. Oggi che gli investimenti sono arrivati, per affrontare il coronavirus, ci ritroviamo degli strumenti rodati anche per altre malattie”.

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