L’Italia delle donne: otto donne che raccontano la storia, otto donne che sono arrivate ai vertici della società con impegno, sacrificio e dedizione. L’iniziativa organizzata dal Consiglio regionale del Lazio per l’8 marzo ha voluto mettere in primo piano l’esempio di queste figure femminili, modelli per le giovani generazioni e per tutte le donne del nostro Paese. In una sala con tanti ospiti, e tanti studenti, alcuni in presenza e altri collegati online, il Consiglio regionale ha voluto celebrare un 8 marzo fatto di esempi positivi.
Ha aperto i lavori della giornata la segretaria generale del Consiglio, Cinzia Felci: “Modelli di donne che raccontano storie di tenacia e competenza. Vogliamo farle dialogare con le nuove generazioni, vogliamo dire alle ragazze di oggi che bisogna credere ai propri sogni per diventare le donne di domani”. Il Presidente del Consiglio regionale, Marco Vincenzi, ha espresso parole di solidarietà alle donne ucraine: “A 12 giorni dall’inizio della guerra dedichiamo questo 8 marzo alle donne e al popolo ucraino per l’immane tragedia che stanno vivendo. La parità di genere è la premessa per una società più equa e giusta. Abbiamo fatto passi in avanti, anche se c’è ancora tanta strada da fare. In Consiglio abbiamo lavorato molto per raggiungere l’obiettivo della parità di genere, per questo ringrazio il lavoro delle consigliere e dei consiglieri di maggioranza e opposizione”.
Sia il presidente che Michela Di Biase, consigliera segretaria dell’Ufficio di Presidenza, hanno voluto ricordare le iniziative portate avanti dalla Regione in questa legislatura: “Dalla legge sulla parità salariale fino a quella approvata appena una settimana per favorire la presenza delle donne nelle professioni scientifiche, matematiche, tecnologiche e ingegneristiche (stem) – ha spiegato Di Biase – abbiamo fatto grandi passi in avanti, anche grazie a una presenza di consigliere donne molto aumentata rispetto al passato, frutto della nuova legge elettorale con la doppia preferenza di genere”.
La carrellata di eccellenze nei vari campi è stata aperta da Maria Luisa Pellizzari, Vicedirettore Generale vicario della Pubblica Sicurezza, il numero 2 della polizia italiana, prima donna a ricoprire questo ruolo: “Da bambina non sognavo di fare la poliziotta – ha raccontato – semplicemente perché non era possibile. La polizia ha aperto alle donne, con compiti e carriera paritaria rispetto agli uomini, nel 1981, quando ero già studentessa di giurisprudenza. E quando, dopo il concorso sono entrata alla scuola superiore di polizia eravamo davvero poche, un gruppo di sorelle”. Pellizzari ha raccontato la sua esperienza prima alla squadra mobile di Roma, poi a Palermo con Dia, dopo la strage di Capaci. Umiltà, essere sempre se stesse, ma anche la capacità di fare squadra: queste le parole chiave che hanno attraversato tutto il suo intervento. “Ora sono 18 le colleghe che dirigono una questura, le donne sono il 35 per cento dei funzionari, il 25 per cento degli agenti – ha concluso – abbiamo fatto tanta strada, ma ne dovremo fare ancora parecchia”.
Dalla polizia alla scienza: Lucia Votano, dirigente di ricerca emerita dell’istituto di fisica nucleare, ha ricordato come la ricerca, la scienza, siano essenziali per spiegare al mondo che non c’è alternativa alla pace. Poi il turno di Ilaria Calò, procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia di Roma: “Dal 2015 abbiamo fatto il sorpasso – ha spiegato – siamo più donne che uomini, ma negli incarichi direttivi abbiamo solo il 25 per cento di donne nella magistratura requirente (i pm) e il 40 in quella giudicante”. A seguire Cinzia Gagliardi, Generale di Brigata, Comandante della Regione Carabinieri Forestale del Lazio: “Nella mia esperienza – ha raccontato – mi sono resa conto che dobbiamo rappresentare una nostra specificità di genere, non omologarci ai modelli maschili. Uguaglianza vuol dire innanzitutto rispetto delle diversità. E dobbiamo rappresentare questa ricchezza”.
Ha voluto, invece, raccontare la sua idea di femminismo alle bambine attraverso una lettera, la psicoterapeuta Maria Rita Parsi, Presidente della Fondazione Movimento Bambino: “Questa festa è per voi – ha scritto – è una festa dedicata alle donne del futuro. Le vostre nonne hanno lottato per voi, hanno reclamato l’emancipazione e la liberazione. C’è ancora tanto lavoro da fare per quelle bambine che non possono ancora cambiare la loro condizione di vita. Affinché le conquiste di molte diventino le conquiste di tutti”.
Dopo la Parsi è intervenuta Pina Picierno, Vice Presidente del Parlamento europeo, secondo cui “non basta la semplice presenza delle donne nelle istituzioni. Dobbiamo essere rivoluzionarie, rompere la conservazione, essere protagoniste di un cambiamento profondo delle dinamiche di potere”.
Su questo tema è tornata Antonella Polimeni, rettrice dell’Università La Sapienza: “Non vogliamo arrivare ai vertici perché donne, ma perché siamo più brave. Su 88 atenei, abbiamo soltanto 8 rettrici, un numero in aumento ma ancora troppo basso. L’università deve avere un ruolo nell’orientamento fin dalle scuole medie, non bastano le superiori, se vogliamo superare il gap che c’è ancora nelle professioni STEM. La Sapienza, vorrei ricordarlo, è stata la prima università a creare al suo interno un centro antiviolenza”.
L’ultima storia è quella di Irma Testa, prima medaglia olimpica italiana nel pugilato femminile: “Vengo da Torre Annunziata, in provincia di Napoli, dove le donne sono ancora spesso soltanto mogli e madri. Scegliere il pugilato, uno sport prettamente maschile, è stata vista come una stravaganza. La mia medaglia deve aprire un percorso per tante altre donne”.
A chiudere il convegno Daniele Leodori, Vice Presidente della Regione. Leodori ha concentrato il suo intervento sui centri antiviolenza: “Nel Lazio ne abbiamo 28, un numero che deve crescere ancora, perché sono luoghi dove è difficile andare, devono essere almeno facilmente raggiungibili. L’8 marzo deve vivere tutto l’anno, gli spunti che abbiamo ascoltato oggi ci devono accompagnare giorno per giorno”.
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