Il Lazio approva una legge contro il caporalato: ostruzionismo di Lega e centro-destra fino a notte fonda
La Regione Lazio nella notte tra l’8 e il 9 agosto ha approvato una legge per combattere il fenomeno del caporalato. La discussione ha visto una forte opposizione da parte di Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia che hanno cercato di fare ostruzionismo fino alle 3 di notte.
La legge però alla fine è passata ed ha come primi firmatari Marta Bonafoni della lista Zingaretti e Alessandro Capriccioli di Più Europa. Il provvedimento cerca di combattere il fenomeno dello sfruttamento dei lavoratori nel settore agricolo.
I punti principali della Legge contro il caporalato
Le principali novità sono gli “indici di congruità”, indicatori in base ai quali si tenterà di mettere a confronto il livello di produttività dell’azienda agricola con il numero dei dipendenti impiegati. Questo dovrebbe permettere di individuare con maggiore facilità il lavoro “a nero”. Nel caso in cui il livello della produzione risulti altamente sproporzionato rispetto ai dipendenti assunti è altamente probabile che dietro si nasconda il fenomeno del lavoro irregolare.
Il secondo punto riguarda invece la facilitazione dell’incontro tra domanda e offerta di lavoro. I caporali spesso svolgono anche una funzione di “mediazione”, reclutando direttamente per le aziende i lavoratori agricoli. La Regione ha pensato ad uno strumento per sottrarre al caporale questa “funzione”: una piattaforma telematica a cui le aziende che cercano lavoratori possono iscriversi quando vogliono assumere. A loro volta chi cerca lavoro può utilizzare questo strumento per entrare in contatto diretto con il datore di lavoro o con i centri per l’impiego, saltando la pericolosa mediazione del caporale.
Una funzione importante è attribuita al mondo dell’associazionismo che da anni è attivo nella denuncia e nella lotta al fenomeno del caporalato nelle campagne laziali. Saranno riconosciuti dei “centri polifunzionali” convenzionati con la Regione, che si occuperanno di offrire a chi lavora nei campi “un’ assistenza legale, un processo di alfabetizzazione, percorsi formativi finalizzati all’inclusione, assistenza nell’usufruire di servizi di trasporto a lavoro e percorsi di sostegno alle lavoratrici vittime di violenza”.
Verrà istituito inoltre un “Osservatorio regionale sul lavoro agricolo” composto dagli assessori regionali competenti, dai sindacati e dai rappresentanti degli enti locali. L’Osservatorio si occuperà di monitorare il mondo del lavoro del settore agricolo e di fornire dati sul fenomeno dello sfruttamento. Sulla base di queste analisi verrà istituita una lista “delle aziende virtuose” che saranno incentivate dalla Regione.
Sono previste inoltre dalla legge anche linee di trasporto per i lavori del settore agricolo. In questo modo gli enti pubblici riuscirebbero a sostituirsi al ruolo del caporale nello svolgimento di questa funzione. Una delle modalità di ricatto attraverso cui i caporali riescono a reclutare lavoro è infatti proprio l’offerta di un “servizio di trasporto” che permette ai lavoratori di raggiungere i campi.
Le dichiarazioni di Alessandro Capriccioli a TPI
Esulta Alessandro Capriccioli di Più Europa, uno dei primi firmatari della Legge contro il caporalato. “Ieri abbiamo trascorso una nottata a combattere contro la Lega e il centro destra che facevano ostruzionismo all’approvazione della Legge, ma alla fine abbiamo vinto. Questa è la dimostrazione che sui territori, mentre fuori tira il vento dell’odio e dell’emarginazione, esiste anche una politica inclusiva”, dichiara a TPI. “Il problema infatti non sono gli stranieri che come dice qualcuno “vengono a rubarci il lavoro”, ma piuttosto quelli che sfruttano i lavoratori stranieri che vengono costretti a lavorare in condizioni disumane”.
Alla domanda su quali siano invece i punti che restano da affrontare Capriccioli risponde che la seconda questione da risolvere “è la filiera della grande distribuzione, che compra a prezzi bassissimi da aziende che riescono ad essere competitive solo grazie allo sfruttamento del lavoro”. “Su questo resta molto da fare. Bisogna lavorare oltre la legge, per fare in modo che ci siano dei criteri di qualità in base a cui i prodotti vengono offerti sul mercati, tra questi criteri c’è anche il lavoro”, aggiunge.
Le dichiarazioni della consigliera del Pd Marta Bonafoni
Marta Bonafoni, consigliera regionale del Pd, tra le prime ad essersi spese per la creazione di questa legge, in una nota su Facebook ha raccontato la fatica dell’approvazione della legge in aula: “Quando era quasi l’alba, oggi, il Consiglio regionale del Lazio ha approvato la legge contro il #caporalato per la quale da anni studiavo, mi informavo, scrivevo e mi battevo. Abbiamo lavorato in aula ininterrottamente dalle 10 e mezza del mattino: più di 18 ore perché la destra, rinvigorita dalla crisi aperta a livello nazionale, con un occhio alle agenzie e nessun rispetto del merito di ciò che votavamo, ha cominciato a riempire l’aria di un ostruzionismo fatto di argomentazioni razziste e xenofobe, ci hanno circondato di un vuoto nero e volgare, sequestrato con un’euforia inquietante, preludio di quello che potrà essere “.
Il coinvolgimento del mondo dell’associazionismo. Le dichiarazioni del sociologo Marco Omizzolo a TPI
Tra gli altri attori e promotori di questa legge ci sono anche sindacati come la Cgil e associazioni come Terra!Onlus. Marco Omizzolo, sociologo di Eurispes esprime la sua soddisfazione a TPI: “La legge è positiva, per la prima volta il mondo dell’associazionismo, grazie soprattutto a Marta Bonafoni, è stato coinvolto nel processo formazione della legge. Per la prima volta inoltre il lavoro di tutto il terzo settore, dei sindacati e delle associazioni viene riconosciuto. Le associazioni avranno la possibilità di istituire insieme alla regioni dei centri per fornire servizi gratuiti ai lavoratori.
Una nota amara accompagna però la contentezza per il via libera alla legge: “Adesso aspettiamo i finanziamenti, non temo un retromarcia da parte della Regione. La mia paura riguarda il futuro, ci potremmo trovare in un contesto politico nazionale che va nella direzione opposta a questa legge e che potrebbe iniziare a fare tagli pesanti ai servizi sociali. Una ricaduta di questo problema a livello regionale e locale sarebbe inevitabile”, conclude Omizzolo.