Ci sono importanti novità sul caso di Giulio Regeni. Un funzionario dell’intelligence egiziana ha raccontato di aver preso parte al sequestro del giovane ricercatore italiano ucciso al Cairo in circostanze misteriose nel gennaio 2016.
“Credevamo che fosse una spia inglese, lo abbiamo preso, io sono andato e dopo averlo caricato in macchina abbiamo dovuto picchiarlo. Io stesso l’ho colpito più volte al volto”, avrebbe riferito l’agente a un collega straniero nel corso di una riunione di poliziotti africani avvenuta nell’estate 2017.
Il racconto è riportato dai quotidiani Corriere della Sera e Repubblica. A rivelare la conversazione, scrivono i giornali, è stata una persona che ha assistito alla conversazione.
Questa persona ha deciso di raccontare tutto agli avvocati e ai consulenti della famiglia Regeni, coordinati dall’avvocato Alessandra Ballerini, i quali messo il racconto a disposizione della Procura di Roma che indaga sul caso.
Secondo quanto riportato, il procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone, e il sostituto Sergio Colaiocco considerano la testimonianza attendibile, tanto che nei giorni scorsi hanno inoltrato al Cairo una nuova rogatoria “in cui chiedono informazioni che potrebbero fornire ulteriori riscontri”.
Ieri il premier Giuseppe Conte ha spiegato di aver sentito telefonicamente il presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi sul caso Regeni: i due avrebbero parlato proprio della rogatoria partita dall’Italia.
L’agente dell’intelligence egiziana indicato dal testimone sarebbe una delle cinque persone che la Procura capitolina ha iscritto sul registro degli indagati con l’accusa di sequestro di persona.
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