Reddito di cittadinanza: 9mila denunciati in maxi truffa da 60 milioni di euro
Oltre 9mila persone residenti all’estero sono state denunciate in un’indagine su una truffa da 60 milioni di euro sul reddito di cittadinanza. Stamattina la guardia di finanza ha arrestato 16 persone su richiesta della procura di Milano per le ipotesi di reato di truffa aggravata ai danni dello Stato, associazione a delinquere ed estorsione.
Secondo il pool di contrasto ai reati contro la pubblica amministrazione, coordinato dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli, gli arrestati si rivolgevano ad alcuni Caf (Centri di assistenza fiscale), abilitati a richiedere il sussidio, facendo domanda per conto di centinaia di cittadini romeni per volta. Secondo l’accusa, questi non avrebbero mai messo piede in Italia, anche se gli arrestati riuscivano a ottenere gli assegni sostenendo che risiedessero in Italia da 10 anni e avessero i titoli per richiedere il sussidio. In alcuni casi, gli addetti dei Caf erano consapevoli della truffa, ricevendo dieci euro per ogni pratica, in altri erano costretti a farlo gratuitamente sotto minaccia.
Gli arresti e le perquisizioni sono state condotte nelle province di Cremona, Lodi, Brescia, Pavia, Milano, Andria, Barletta e Agrigento.
La stretta sul reddito di cittadinanza
Il reddito di cittadinanza, introdotto durante il primo governo Conte, secondo l’Inps viene percepito da più di 1,68 milioni di nuclei familiari, con un importo medio di 547 euro per famiglia. Per la prossima legge di bilancio, il governo ha proposto una forte stretta al provvedimento, che sarà soggetto a maggiori controlli e “correttivi alle modalità di corresponsione”.
Secondo la bozza del governo, i beneficiari potranno rifiutare al massimo due offerte di lavoro “congrue” prima di perdere il sostegno, invece che tre e l’assegno sarà tagliato dopo la prima offerta congrua rifiutata. L’offerta sarà considerata congrua se il lavoro dista “80 chilometri dalla residenza” o vi si arriva in 100 minuti con mezzi pubblici. Dalla seconda offerta il vincolo territoriale non sarà più valido e l’offerta sarà giudicata congrua da qualsiasi luogo arrivi in Italia.
In base alla nuova proposta, perderà il diritto al reddito di cittadinanza anche chi si presenterà “almeno ogni mese”, senza “comprovato giustificato motivo”, presso un centro per l’impiego.
Inoltre il disegno di legge obbliga i comuni impiegare in Progetti Utili alla collettività (Puc) almeno un terzo dei percettori del reddito di cittadinanza che vi risiedono, a titolo esclusivamente gratuito. “Lo svolgimento di tali attività da parte dei percettori di RdC è a titolo gratuito e non è assimilabile ad una prestazione di lavoro subordinato o parasubordinato e non comporta, comunque, l’instaurazione di un rapporto di pubblico impiego con le amministrazioni pubbliche”, riporta la bozza della manovra.
Leggi l'articolo originale su TPI.it