Ragazzina molestata dall’istruttore di equitazione
Il coraggio di denunciare l’istruttore di equitazione che le dedicava attenzioni morbose, parlare di abusi subiti, sfidando l’omertà degli adulti. È la storia di un’adolescente della provincia di Caserta che dopo anni di rabbia e sofferenze ha deciso di chiamare il Telefono Azzurro e liberarsi di un peso enorme che portava dentro di sé, facendo poi scattare un’inchiesta che ha portato all’arresto dell’uomo che la tormentava, un 50enne padre di tre figli.
Il titolare del maneggio arrestato per abusi sessuali su 7 minori
Nei giorni scorsi, il 30 settembre, l’uomo, istruttore e titolare del maneggio dove dava lezioni, è stato arrestato dalla Polizia su ordine del gip del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere per abusi sessuali compiuti su sette ragazze minori, allieve del centro ippico. L’imprenditore è finito ai domiciliari con l’accusa di violenza sessuale pluriaggravata e continuata.
L’indagine, coordinata dalla Procura, è partita proprio dalla segnalazione pervenuta alla Questura di Caserta da parte di una onlus cui si era rivolta la giovane allieva del maneggio. Nel corso delle indagini la Squadra Mobile di Caserta ha scoperto una situazione più preoccupante di quella, già grave, che sembrava emergere dal racconto della ragazza. Gli investigatori hanno accertato che sono rimaste vittime, nel tempo, delle attenzioni del loro istruttore anche altre sei ragazze di età compresa dai 6 ai 14 anni.
L’istruttore è ora anche presidente dimissionario dell’associazione sportiva che gestisce la struttura e titolare di una abilitazione come guida equestre. Nel corso delle indagini gli inquirenti hanno convocato le vittime, trovando conferma con dovizia particolare sugli abusi subiti. Sotto choc le minori, molto arrabbiati i genitori, che credevano di aver affidato le proprie figlie ad una persona seria e competente.
Nessun altro addetto della struttura è risultato complice o quanto meno acquiescente con l’istruttore, anche perché le condotte incriminate sarebbero avvenute nei momenti in cui l’uomo si isolava con le varie ragazzine, per esempio quando andava a dar da mangiare ai cavalli.
Solo in un caso, è emerso, l’istruttore avrebbe bloccato le braccia di una delle sue allieve, strofinandosi contro di lei, per poi dirle, con parole intrise di minaccia e senso di impunità: “Non ti permettere di parlare, tanto nessuno ti crederà”. Alla fine però una delle giovanissime vittime ha parlato facendolo arrestare.
Il racconto: “Non ne potevo più”
Oggi il quotidiano La Stampa riporta la testimonianza della ragazza, che spiga innanzitutto dove ha trovato la forza di denunciare. “Dagli ostacoli – ha detto – che ho dovuto affrontare a soli 14 anni, quattro anni fa. Più trovavo difficoltà, più mi convincevo che era giusto fare questo passo. Tutti mi dicevano che avrei dovuto risolvere la questione per conto mio e che senza prove non avrei ottenuto nulla. Un giorno è esplosa la rabbia che covavo da anni”.
Il primo passo è stato chiedere aiuto a un’associazione. “Così ho scritto sulla chat al Telefono Azzurro ed è iniziato tutto. Poi il caso è passato alla Questura e la vicenda ha fatto il suo corso”, ha detto la ragazzina. “Volevo dei consigli, avevo una paura terribile ma non ne potevo più di quelle attenzioni morbose, di quei palpeggiamenti e dell’arroganza di quell’uomo. Avevo imparato a sottrarmi ma lui pensava che io scherzassi e tornava all’attacco. Poveretto. E poi temevo che le bambine di 9 anni alle quali lui prestava le sue attenzioni facessero una brutta fine”.
Perché? “Lui – ha raccontato ancora la ragazza alla Stampa – allungava le mani anche sulle piccole, che forse non si rendevano neppure conto. Tutto questo mi faceva star male fisicamente. Era insopportabile, anche perché gli altri del maneggio facevano finta di non vedere: l’omertà è terribile. Questo silenzio nello sport va combattuto. C’è troppo egoismo. Siamo chiari: se uno di 60 anni spinge contro il muro una ragazzina di 15 anni e le stampa un bacio indesiderato sulla bocca è violenza”.
La ragazza dice di aver subito “violenza psicologica” in questi anni in cui ha dovuto affrontare anche l’ostacolo del silenzio dei più grandi. “Mi vergogno per loro. Sono stati tutti superficiali. E ancora in tanti, al maneggio, non credono a ciò che è successo”, ha affermato. “Mi sono salvata perché ho avuto la comprensione delle mie amiche, con le quali abbiamo fatto gruppo, e dei miei genitori”.
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