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    Il magistrato Guariniello: “Chi non si vaccina rischia licenziamento”

    Raffaele Guariniello durante la conferenza stampa di presentazione dei risultati della Commissione parlamentare d'inchiesta sull'uranio impoverito, Camera dei Deputati, Roma, 7 febbraio 2018. Credit: ANSA/RICCARDO ANTIMIANI
    Di Anna Ditta
    Pubblicato il 24 Dic. 2020 alle 13:02

    Il magistrato Raffaele Guariniello, che ha una vasta esperienza nei settori del lavoro, della salute e dell’ambiente, sostiene che i lavoratori che non intendono vaccinarsi contro il Covid-19 rischiano il licenziamento. In un’intervista al Fatto Quotidiano, il pm espone il suo ragionamento, che parte dal principio costituzionale per cui nessuno può essere obbligato a un trattamento sanitario se non per disposizione di legge.

    “Tutelare la salute significa vaccinare il maggior numero possibile di persone. Non è una indicazione ‘morale’, è ciò che prevede la legge”, sostiene Guariniello. La legge a cui fa riferimento il magistrato è il Testo unico della Sicurezza sul Lavoro, che “impone al datore di lavoro di mettere a disposizione vaccini efficaci per quei lavoratori che non sono già immuni all’agente biologico, da somministrare a cura del medico competente”.

    “La stessa norma”, prosegue, “impone al datore di lavoro ‘l’allontanamento temporaneo del lavoratore in caso di inidoneità alla mansione ‘su indicazione del medico competente’”. La legge prevede anche però “l’obbligo di allontanare il lavoratore e di adibirlo ad altra mansione, ma solo ‘ove possibile’. La Cassazione ritiene che tale obbligo di ripescaggio non può ritenersi violato quando la ricollocazione del lavoratore in azienda non è compatibile con l’assetto organizzativo stabilito dall’azienda stessa”.

    “Insomma”, sottolinea Guariniello, “il datore di lavoro è obbligato a predisporre misure organizzative per tutelare il lavoro, ma se questo non è possibile si rischia la rescissione del rapporto di lavoro”.

    “Lo stato di emergenza non consente i licenziamenti, il lavoratore fragile ha diritto allo smart working”, aggiunge il pm. “Ma in futuro il problema potrebbe presentarsi. La normativa è chiara nel prevedere la messa a disposizione del vaccino, l’allontanamento e la destinazione ad altra mansione ‘ove possibile’ del lavoratore che si rifiuti inidoneo”.

    I vaccini contro il Covid non saranno obbligatori, come ha anticipato il premier Giuseppe Conte pochi giorni fa, rispondendo a una domanda di Giulio Gambino – direttore di TPI – in conferenza stampa. All’orizzonte non ci sono misure drastiche, ma potrebbero esserci delle deroghe previste per il personale sanitario che non intende vaccinarsi.

    Ieri il presiente del Consiglio ha ribadito di aspettare a pensare a ipotizzare misure drastiche. “C’è un dibattito tra di noi sugli operatori sanitari. Ma aspettiamo, vediamo, sono tutte persone responsabili, sanno che di fronte a una pandemia garantire i pazienti è una priorità per tutti. Se dovessimo andare in difficoltà potremmo valutare soluzioni alternative”.

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