Quirinale, Enrico Letta apre al dialogo con Giorgia Meloni: “Va coinvolta l’opposizione”
Enrico Letta ha aperto al dialogo con l’opposizione, guidata da Giorgia Meloni per l’elezione del prossimo presidente della Repubblica dopo la fine del mandato di Sergio Mattarella a inizio febbraio.
“Nella scelta del capo dello Stato va coinvolta l’opposizione”, ha detto ieri il segretario del Partito democratico durante un evento a Roma, in cui era presente anche la presidente di Fratelli d’Italia. “Io ho fatto la mia parte sulla questione Copasir, sono stato tra quelli che hanno favorito il fatto che il presidenza andasse a Fratelli d’Italia”, ha aggiunto. “Sono favorevole che la discussione comprenda Fratelli d’Italia e finisca con un voto di tutti’’.
L’apertura inedita è stata accolta da Giorgia Meloni, che si è detta contraria a un secondo mandato per Mattarella, sostenendo inoltre che Draghi “non sia particolarmente interessato al Quirinale”.
“Sarebbe una grande vittoria della politica aprire un dialogo, non mettere un proprio uomo, l’idea che ho io è quella di un presidente che garantisce il sistema, che sia slegato alle dinamiche”, ha affermato dopo aver detto che “forzare le regole per una seconda volta dopo l’esperienza Napolitano mi pare brutto”.
I due, intervenuti alla presentazione del libro Razza poltrona del giornalista Fabrizio Roncone alla Casa del cinema, si sono detti d’accordo su una legge elettorale che superi le liste bloccate, accusate di vincolare gli eletti ai capicorrente.
“La mia previsione è che l’anno prossimo non ci saranno elezioni anticipate”, ha detto Letta, sottolineando l’importanza della permanenza di Draghi al governo. “Alla luce delle partite europee, con la battaglia sulle nuove regole del patto di stabilità e l’impegno a rendere permanente il Recovery, due sfide contro i paesi frugali, dove dobbiamo portare la Germania dalla nostra parte, credo che avere Draghi primo ministro sia una garanzia. Quindi per me è fondamentale averlo fino al 2023” ha detto.
Meloni è anche tornata sulle polemiche sul reddito di cittadinanza, a cui aveva attribuito la definizione di “metadone di Stato”. “La rivendico”, ha affermato, proponendo invece “un lavoro di cittadinanza”.
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