Il questionario somministrato dal Campidoglio e altri comuni del Lazio ai richiedenti sostegno economico per disabilità in famiglia ha scatenato la bufera. Le domande ai caregiver, alla cui risposta con punteggio “da zero a quattro” è vincolata la presentazione della pratica, sono un pugno nello stomaco: “Mi sento in imbarazzo a causa del comportamento del mio familiare?”. E soprattutto: “Mi vergogno di lui?”. Oppure: “Provo del risentimento nei suoi confronti?”, “Non mi sento a mio agio quando ho amici in casa?”, “Mi arrabbio per le mie reazioni nei suoi riguardi?” Ancora: “Sento che sto perdendo vita?”. Poi il domandone: “Mi sarei aspettato qualcosa di diverso a questo punto della vita?”.
Il Comune di Roma, il Comune di Nettuno (che ha innescato il casus belli) e altri comuni laziali hanno inviato un modulo ai caregiver per accedere ai servizi. Il test della vergogna è stato allegato al modello Isee. Le domande erano dirette ai caregiver , cioè ai familiari che occupano un ruolo informale di cura, supporto e di vicinanza e che sono partecipi dell’esperienza di malattia del malato. Padri e madri sono stati invitati a fare una valutazione da uno a quattro. Ma quali sono appunto queste domande? Ecco alcune: “Mi sento in imbarazzo a causa del comportamento del mio familiare? Mi vergogno di lui? Provo del risentimento nei suoi confronti? Non mi sento a mio agio quando ho amici in casa? Mi arrabbio per le mie reazioni nei suoi riguardi? E ancora: ” Sento che sto perdendo vita? E infine la domanda che più ha fatto indignare: “Mi sarei aspettato qualcosa di diverso a questo punto della vita?”.
Il questionario è stato ritenuto dagli uffici comunali di Roma utile a misurare lo stress di chi assiste un disabile gravissimo. Ed è stato suddiviso in cinque sezioni: carico oggettivo, psicologico, fisico, sociale ed emotivo. Ma per molte famiglie non è stato altro che l’ennesimo schiaffo, uno dei tanti, sicuramente troppi, ricevuti da chi gestisce situazioni difficilissime e nelle istituzioni fa fatica a trovare veri alleati.
Una scivolata a cui il Campidoglio sta cercando di porre rimedio.