Oltre 6 miliardi di blindati e droni “La Difesa persegue un processo di costante crescita del proprio rapporto budget/Pil verso la media Nato europea”, diceva ad aprile il ministro Lorenzo Guerini in merito all’obiettivo, fissato dall’Alleanza Atlantica, del 2% del Pil in spese militari. Così nei giorni scorsi, nel pieno del marasma dei voti di fiducia sul green pass, sono approdati in Parlamento gli atti di spesa governativi riguardanti proprio gli acquisti bellici.
Al momento nessuno dei sette decreti ministeriali è consultabile: tutti top-secret. Ma TPI è in grado di anticipare la lista della spesa: 1.600 blindati “Lince” che da qui al 2030 ci costeranno 3,5 miliardi; 165 milioni per altri “mezzi tattici” di cui saranno forniti i Carabinieri, che avranno a disposizione anche 33 nuovi elicotteri, per un esborso di ulteriori 187 milioni. E non è tutto.
La Difesa è pronta ad acquistare anche sensori radar e ottici per il controllo dei satelliti (111 milioni) e droni (1,9 miliardi), e a sviluppare un programma di aggiornamento e di completamento della “capacità di comando e controllo multidominio delle Brigate dell’Esercito italiano”. In pratica un sistema – digitale, armato, operativo – che consenta di “assicurare l’interoperabilità con gli standard Nato/Europei/Multinazionali”.
La prima tranche prevede costi per 367 milioni distribuiti in 14 anni, per un fabbisogno complessivo di 1,2 miliardi. Spicca infine l’ammodernamento “dei sistemi missilistici di difesa aerea” e dei radar “per la sorveglianza a lunga distanza” sulle navi Andrea Doria e Caio Duilio. Spesa prevista: 800 milioni di euro.
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