“Il Coronavirus rischia di diventare un alibi per la proroga delle concessioni demaniali marittime fino al 2033”
In un momento in cui l’emergenza Coronavirus avvolge nell’incertezza le prossime vacanze estive e in cui il settore del turismo sta subendo un durissimo contraccolpo economico legato alla pandemia, il ministro dei Beni culturali e del Turismo Dario Franceschini è intervenuto sulla controversa questione della proroga delle concessioni demaniali marittime, cioè le concessioni per gli stabilimenti balneari. Il ministro ha proposto infatti di inserire nel decreto aprile una norma riguardante la proroga già disposta fino al 2033 da una legge voluta alla fine del 2018 dal governo Lega-M5S, per “fugare ogni dubbio applicativo di tale misura da parte degli enti locali”. Finora tale proroga era stata disapplicata da alcuni comuni del litorale italiano, in virtù di una giurisprudenza sia interna sia europea che si oppone al rinnovo automatico e impone lo svolgimento di una gara. Sull’annuncio di Franceschini esprimono però dubbi le associazioni che si occupano della tutela delle spiagge italiane.
Concessioni marittime, i dubbi delle associazioni
Inserire questa proroga tra le misure di sostegno economico per sostenere il settore turistico “è una forzatura, un alibi”, secondo l’Associazione Mare Libero di Ostia. “Questa è un’emergenza, come tale non può prevedere provvedimenti che durano 15 anni, non c’è un legame di causa-effetto con la situazione”, spiega a TPI Danilo Ruggiero, che fa parte dell’associazione. “Poteva essere immaginabile al massimo un provvedimento transitorio per questa stagione, per la quale ancora non sappiamo se potremo andare al mare o come potremo farlo”, prosegue. “Invece è l’ennesima trovata di chi sostiene questa lobby per accattivarsene il consenso, col rischio – o addirittura la certezza – di una nuova procedura di infrazione Ue contro l’Italia”.
“La proroga in questo momento non è ciò che serve al paese e neanche ai balneari”, sottolinea il vicepresidente nazionale di Legambiente Edoardo Zanchini, contattato telefonicamente da TPI. “Non è questa la risposta all’emergenza che il turismo vivrà sicuramente nel 2020 in Italia. C’è bisogno di politiche ad hoc per capire cosa si potrà fare, non solo per le concessioni balneari, ma soprattutto per le spiagge libere. La priorità in questo momento dovrebbe essere quella di aiutare i comuni a fissare regole di buonsenso per le spiagge libere, che non possono essere vietate perché non controllabili, come sostenuto da un assessore di Ostia. Se passa questo messaggio è molto pericoloso. Inoltre in alcuni comuni italiani andare al mare gratis è impossibile, sono tutte spiagge in concessione”. Sul tema della proroga delle concessioni, Zanchini sottolinea che “ormai tutte le sentenze italiane ed europee hanno chiarito che le proroghe senza una forma di gara o evidenza pubblica sono vietate. L’atto di proroga sarebbe impugnato un attimo dopo e salterebbe: ai balneari questo non serve. Hanno diritto a sapere cosa sarà del loro investimento. Noi siamo per procedure di evidenza pubblica trasparenti, che premino chi ha già lavorato bene e presenta un buon progetto. Questo permette alle imprese locali di lavorare e avere continuità nel proprio lavoro”.
Il Coordinamento nazionale Mare Libero, nato a partire dall’associazione omonima, ha lanciato una serie di proposte per permettere a tutti la fruizione delle spiagge per la stagione estiva in arrivo. Tra queste, il finanziamento ai comuni costieri per la cura del demanio marittimo, ma anche la possibilità di garantire spazio libero per tutti nel rispetto delle regole di distanziamento sociale, attraverso, ad esempio, l’utilizzo di spazi degli stabilimenti come spiaggia libera qualora questa non consenta la fruizione a tutti nel rispetto delle distanze di sicurezza, con un’eventuale decurtazione del canone corrisposto dagli stabilimenti. “Altrimenti si creerebbe l’effetto discriminatorio per cui può andare in spiaggia solo chi può pagare lo stabilimento”, sottolinea Ruggiero. “Le spiagge non nascono con gli stabilimenti balneari, sono un bene pubblico, dovrebbero essere tutte accessibili gratuitamente. Lo stabilimento aggiunge servizi essenziali a chi trascorre lì la giornata – i bagni, le docce, il bar – ma il rapporto tra fruizione pubblica e utilizzazione economica oggi si è invertito, quest’ultima è diventata più importante”.
La giurisprudenza italiana ed europea
Contro il rinnovo automatico delle concessioni nel 2016 è intervenuta la sentenza della Corte di Giustizia europea. “La Corte ha definito la questione”, spiega l’avvocato Roberto Biagini, presidente del Coordinamento Nazionale Mare Libero (Co.Na.Ma.L), “esprimendo inequivocabilmente il principio secondo il quale le concessioni demaniali marittime non possono essere automaticamente rinnovate in quanto: ‘una siffatta procedura contrasterebbe con il principio della libertà di stabilimento, di non discriminazione e di tutela della concorrenza, di cui agli articoli 49, 56 e 106 del TFUE, oltre a quanto previsto dall’ art. 12 della Direttiva Bolkestein‘“.
Dopo questa sentenza si sono espressi a cascata gli organi di giustizia amministrativa e ordinaria, disapplicando le norme successive che hanno cercato di eludere gli effetti della sentenza. Nel 2019 il Consiglio di Stato (sentenza n. 7874 del 18.11.2019) e il TAR Veneto (sentenza n. 218 del 03.03.2020) hanno disposto la sanzione della disapplicazione anche verso l’ultima proroga, disposta per 15 anni, con la legge del 2018. “Con una nuova proroga il rischio di una nuova procedura d’ infrazione è elevatissimo – lo disse all’ epoca anche il ministro Centinaio, dandola per scontata – con sanzioni di centinaia di milioni di euro che pagheremo noi italiani”, sottolinea Biagini.
Il presidente ricorda che “funzione primaria del demanio marittimo sia quella della liberà fruibilità a tutti e non solo rendita di posizione per pochi”. “L’emergenza non deve costituire il pretesto per aggravare la situazione e colpire chi si è inserito nel solco della legalità aderendo a pubbliche evidenze che alcuni enti locali hanno predisposto”, sostiene. “Chiederemo che la messa in sicurezza delle spiagge libere avvenga per mano degli Enti Locali e non dei detentori di fatto, quali sono oggi i concessionari, di zone demaniali”.
L’apprezzamento bipartisan della politica
La proposta di Franceschini è stata accolta con apprezzamento dalle altre formazioni politiche con un consenso bipartisan. “La proroga al 2033 delle concessioni balneari è legge dello Stato dal 2018, da quando è stata approvata la proposta di Forza Italia nella legge di stabilità”, ha sottolineato il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri. “Abbiamo chiesto più volte ai Ministri De Micheli e Franceschini di ribadire la validità di questa norma, al di là di qualsiasi cervellotica decisione di organi di giustizia amministrativa o di interferenze europee. Ben venga la conferma da parte del Ministro Franceschini. Così tutti i Comuni dovranno applicarla e se qualcuno non dovesse farlo ne risponderà davanti alla legge. Ma bisogna fare di più. Bisogna cancellare la Bolkestein. Battere i pugni sul tavolo in Europa su una questione tutto sommato molto più facile da risolvere di quelle che si stanno discutendo ai tavoli comunitari. Basta Bolkestein. Certezza per le imprese”.
Piero De Luca, capogruppo del Partito Democratico in commissione Politiche europee, ha parlato di “un risultato importante che tiene conto delle esigenze rappresentate anche a me direttamente da tanti operatori di un comparto che contribuisce in modo determinante all’economia turistica italiana”. Apprezzamento anche da Italia Viva: “Il Governo si attivi per adottare il prima possibile il Dpcm sulla proroga delle concessioni balneari. Il settore turistico oggi ha bisogno più che mai di stabilità”, hanno scritto in una nota congiunta, la presidente della commissione Attività produttive e Sviluppo economico del Consiglio regionale del Lazio Marietta Tidei e la capogruppo in Commissione Attività Produttive della Camera, Sara Moretto.
“La politica denota ancora una volta un’enorme debolezza – bipartisan in questo caso – nella capacità di affrontare temi complicati come quello della gestione delle spiagge italiane”, sottolinea Edoardo Zanchini di Legambiente. “Le spiagge non sono una proprietà privata dei balneari, sono un bene pubblico. Una proroga di questo tipo sarebbe una scelta demagogica: come già successo in questi anni sarebbe impugnata dinanzi al Tar e bloccata. Il 2020 è un anno particolare, ma il governo deve dire davvero in che modo offrirà delle certezze per i prossimi 20 o 30 anni, non cercare ogni anno una proroga che poi viene bocciata dai tribunali”.
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