Nella terza udienza del processo per l’omicidio di Giulia Tramontano è stata sentita come testimone la ragazza che aveva una relazione parallela con l’assassino reo confesso Alessandro Impagnatiello.
Si tratta di una donna di 23 anni italo-inglese le cui generalità non sono state rese note: la giovane ha reso le propria testimonianza in aula, davanti alla Corte d’Assise di Milano, protetta da un paravento per motivi di sicurezza.
La ragazza ha raccontato che, così come la vittima dell’omicidio, anche lei era rimasta incinta di Impagnatiello, il quale portava avanti le due relazioni in parallelo all’insaputa delle due.
“All’inizio sapevo che Giulia viveva in casa con lui, ma da dicembre, gennaio scorso in poi mi diceva che non stavano più insieme”, ha spiegato la testimone oggi durante il processo, riferendosi all’inverno 2022-2023.
“Quando l’ho conosciuto ero consapevole che era fidanzato, ma poi mi aveva detto che si erano lasciati, che non voleva più stare con lei e che non erano più felici nella relazione”.
“Ho capito, poi, che Giulia era ancora presente verso marzo, aprile e che lui non era da solo, quando era andato in vacanza a Ibiza e ho visto sul suo telefono delle sue foto con lei”, ha ricostruito la ragazza.
Quando lei ha scoperto che Tramontano era rimasta incinta, ha chiesto chiarimenti al 31enne, ma “lui ha continuato a negare di essere il padre del bambino”.
“Fin dall’inizio ha detto che non era il padre del bambino e che aveva fatto il test del Dna. Gli avevo chiesto di farmelo vedere per confermare se diceva la verità. Quando ho visto il test, ci ho creduto”, ha riferito la donna. Che però, poi, a maggio, ha scoperto di essere stata ingannata.
“Quando sono andata in viaggio a maggio – ha riferito – lui mi ha prestato il suo tablet e lì ho trovato il file del test del Dna. Ho visto la cronologia delle sue ricerche e ho trovato le immagini per creare il documento. Ho visto anche nelle mail il file excel per fare il documento”.
A quel punto, la ragazza ha deciso di avvertire l’altra fidanzata di Impagnatiello: “Non sapendo come gestire la situazione volevo aiutare Giulia, farle capire, darle qualcosa di concreto e farle capire cosa stava succedendo”, ha spiegato ai giudici milanesi.
Davanti alla Corte d’Assise, la ragazza ha anche affermato, tra le lacrime, che l’uomo l’ha costretta ad abortire.
Poi la decisione di chiamare Giulia: “Ero convinta perché ho detto ‘Prima di partorire lei deve sapere chi ha davanti'”. L’uomo continuava a negare di essere il padre del bimbo che Tramontano portava in grembo: “Mi ha detto ‘Chiamala se non mi credi’, ma io avevo già intenzione di farlo”.
Le due donne si sono incontrate il 27 maggio: “Le ho raccontato di quando ci siamo conosciuti, della nostra relazione: da una parte Giulia non era scioccata, le ho solo confermato i dubbi che aveva”.
Quando Impagnatiello ha scoperto che le due donne si erano sentite, continua la testimone, “era inc… con me, perché aveva capito che era finita”. “Entrambe volevamo che lui partecipasse all’incontro ma lui è uscito prima dal lavoro per non farlo”.
Quattro giorni dopo, nella notte fra il 31 maggio e l’1 giugno, Impagnatiello ha ucciso a coltellate Giulia Tramontano, 29 anni, incinta di suo figlio, e ha provato a bruciare il cadavere dopo averlo trasportato all’interno della sua auto.
La testimone ha raccontato che l’uomo si presentò sotto casa sua proprio quella sera. “L’ho visto alla fermata del tram, ma sono riuscita a cambiare strada e non incontrarlo. Poi si è presentato sotto casa, ha parlato per 15 minuti di fila continuando a negare tutto e a dire che Giulia era bipolare e aveva inventato delle cose. Mi ha anche chiesto se potevo entrare e ho detto di no. Poi è andato via”.