Processo ponte Morandi, Autostrade e Spea fuori dal processo sul crollo: non saranno responsabili civili
Autostrade per l’Italia e l’ex società gemella Spea sono uscite maxi-processo per il crollo del Ponte Morandi. Lo ha deciso il tribunale di Genova, che ha accolto la richiesta delle due società di rendere nulla la loro citazione a responsabile civile. In questo modo le società non saranno tenute a risarcire le parti civili in caso di condanna degli ex dirigenti, accusati del disastro che il 14 agosto 2018 ha causato la morte di 43 persone. Aspi e Spea potrebbero però essere condannate in altre cause civili.
I legali delle due società hanno affermato che la citazione fosse nulla, soprattutto perché durante gli incidenti probatori le società non erano state indicate come eventuali responsabili civili.
Alla richiesta si era associata anche la procura a cui, secondo quanto dichiarato in aula dal pubblico ministero Massimo Terrile, interessa “chiudere questo processo”. Lo scopo sarebbe quello di evitare che una quantità elevata di parti possa allungare i tempi del procedimento, con la possibilità che molti reati cadano in prescrizione. Contrari invece i legali di parte civile. Il rischio, con l’uscita delle società dal processo, è che qualcuno possa finire per non ricevere nulla.
“Siamo amareggiati non tanto per i risarcimenti ma da un punto di vista di immagine: sembra che in Italia ci sia un accanimento solo sulle vittime, tra riti abbreviati e patteggiamenti. La cosa grave è che la norma ti permetta di sfuggire, di lasciare il processo”, ha detto Egle Possetti, la portavoce del Comitato ricordo parenti vittime del ponte Morandi, dopo la decisione di oggi del tribunale di Genova. “In processi di questo tipo dovrebbe esserci una norma ad hoc per la gestione delle parti, per avere una tutela particolare”, ha aggiunto, pur affermando di capire le “motivazioni tecniche processuali avanzate”. “Si tratta di un’altra stortura ma quello che ci preoccupa davvero è il possibile numero abnorme delle parti nel processo che allungherebbe in maniera inaccettabile i tempi”.
All’udienza di oggi hanno preso parte i legali delle oltre 300 parti civili che hanno chiesto di costituirsi alla prima udienza lo scorso luglio. Inoltre i giudici dovranno vagliare nuovamente altre 350 posizioni, quelle di chi è entrato nel processo durante la fase preliminare.
A processo ci sono 59 persone tra ex dirigenti e tecnici di Autostrade e Spea, ex ed attuali dirigenti del ministero delle Infrastrutture e del Provveditorato delle opere pubbliche della Liguria. Secondo l’accusa tutti sapevano delle condizioni del ponte ma non sarebbero state fatte le manutenzioni per risparmiare.
Negli scorsi mesi, le due società hanno già patteggiato il pagamento di circa 30 milioni di euro per uscire dal processo in cui erano imputate in base alla legge sulla responsabilità amministrativa. in via extragiudiziale, Autostrade per l’Italia ha anche risarcito le famiglie delle vittime, con l’eccezione di due nuclei che si sono costituiti parti civile nel processo. Oltre a loro, hanno chiesto di costituirsi diverse aziende, sfollati, persone rimaste ferite nel crollo e associazioni.
A fine agosto, le due società hanno raggiunto un accordo con la procura per patteggiare l’uscita da un altro processo sulla gestione dei guasti alla rete autostradale italiana, con il pagamento di circa 1,2 milioni di euro.