Il nuovo porto per le navi da crociera a Fiumicino, inserito tra le opere da realizzare per il Giubileo, rischia di non vedere la luce in tempo per l’appuntamento del 2025. Dopo i rilievi dei ministeri della Cultura e dell’Ambiente, infatti, il progetto è in una sorta di limbo, e l’appuntamento giubilare è dietro l’angolo.
Gli uffici tecnici dei due ministeri, in occasione della Valutazione di impatto ambientale (Via), hanno presentato quasi trenta pagine fitte di osservazioni e richieste di integrazione documentale nelle quali si può leggere che il progetto di terminal crocieristico proposto dalla società Royal Caribbean «risulta poco integrato con il contesto urbano in cui si colloca». Alcune opere previste sono all’interno di aree vincolate.
Questa bocciatura arriva dopo la mobilitazione dei cittadini di Fiumicino, che hanno chiesto di rivedere radicalmente il progetto e toglierlo dalle opere giubilari per passare alla procedura ordinaria.
Il piano
Il progetto attuale è il risultato di una serie di varianti ad uno precedente che prevedeva la realizzazione di un porto turistico nell’area del vecchio faro di Isola Sacra. Il fondo di investimento iCon Infrastructure Llp con sede a Londra (che sul sito si definisce «fondo indipendente per fornitura di servizi di infrastrutture essenziali di alta qualità») e la Royal Caribbean Group (gruppo crocieristico americano, con sede a Miami) si sono associati nella Fiumicino Waterfront srl subentrando nella concessione alla Ip Porto Romano che, prima di andare fallita, avrebbe dovuto realizzare un porticciolo turistico alla foce del Tevere.
La novità più importante è l’aggiunta della funzione crocieristica a quella diportistica che rimane prevalente. Per la legislazione italiana, però, gli approdi di grandi dimensioni devono essere realizzati dalle autorità portuali, cioè dallo Stato, e non da privati.
L’opera è stata poi inserita tra quelle previste per il Giubileo su richiesta dell’allora sindaco di Fiumicino, Esterino Montino del Pd, che nel maggio 2022 ha scritto una lettera al primo cittadino di Roma e commissario governativo al Giubileo del 2025, Roberto Gualtieri, nella quale si legge: «L’inserimento del progetto (di Royal Caribbean, ndr) nel programma giubilare rappresenterebbe un indiscutibile arricchimento del programma e potrebbe altresì consentire una notevole accelerazione delle procedure realizzative del progetto. (…) Ritengo che il progetto di realizzazione di porto turistico rappresenterebbe un elemento di potenziamento dell’intero programma giubilare».
Dopo un sollecito nel novembre successivo, la richiesta è stata accettata: l’opera è stata inserita nel Dpcm Giubileo dell’8 giugno 2023, firmato dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano. Il porto della società statunitense rientra nell’ambito dell’«accoglienza per i pellegrini e i visitatori» ed è definito «intervento essenziale». Attualmente la procedura di valutazione d’impatto ambientale risulta «in attesa di integrazione atti».
Perché No
Il progetto, come detto, è fortemente criticato dal Coordinamento I Tavoli del Porto, sigla che riunisce circa quaranta associazioni (tra cui Legambiente, Cittadinanza Attiva, Italia Nostra, Carte in Regola) e cittadini che hanno sottoscritto il manifesto per la tutela del territorio del vecchio faro. Il loro portavoce, David Di Bianco, ci dice: «Le osservazioni delle commissioni tecniche dei ministeri hanno di fatto demolito il progetto dimostrando che quando lo Stato fa lo Stato si può perseguire l’interesse pubblico».
Il nuovo approdo crocieristico a Isola Sacra sorgerebbe a un chilometro circa dal nuovo porto commerciale di Fiumicino, già in costruzione alla foce nord del Tevere, dove è prevista una banchina per navi da crociera. Dunque, il porto al vecchio faro sarebbe un doppione.
In più, secondo l’Ispra (Istituto Superiore per la protezione e la ricerca ambientale) quel territorio è a forte rischio alluvioni ed è caratterizzato da fondali marini bassi per i residui portati dal fiume, motivo per cui il porto è a Civitavecchia, dove i fondali sono di profondità adeguata.
Sarebbe perciò necessario il dragaggio di 3 milioni di metri cubi di sabbia per realizzare un canale sul fondale marino per permettere l’avvicinamento alla banchina delle grandi imbarcazioni, lunghe fino a 360 metri. Ma su quei fondali ci sono due oleodotti che convogliano il petrolio dalle piattaforme al largo fino alle stazioni di pompaggio sulla terra ferma. E il progetto presentato da Royal Caribbean non dice niente a questo proposito.
Tutta quella costa è anche interessata dalla erosione delle spiagge. E all’elenco delle criticità si aggiungono le limitazioni all’altezza degli ostacoli previste in quella zona per l’atterraggio e il decollo degli aeroplani dal vicino aeroporto Leonardo da Vinci: dalle mappe di Enac, infatti, in prossimità del vecchio faro di Fiumicino l’altezza massima consentita è di 48 metri, mentre le navi che Royal Caribbean prevede di impegnare nello scalo di Isola Sacra fanno parte della classe Oasis (le più grandi al mondo) e sono alte fino a 72 metri.
Un recente convegno tenuto nella sala del Consiglio comunale di Fiumicino è stato l’occasione per approfondire l’impatto di un’opera del genere su un territorio fragile e ricco di interesse ambientale, culturale e archeologico. «Vorremmo vedere l’area del vecchio faro – ha detto Di Bianco – valorizzata e restituita alla popolazione locale e al turismo di prossimità. La presenza di migliaia di crocieristi che si spostano verso Roma e il vicino aeroporto avrebbe un impatto sulla viabilità già molto critica. Chiediamo di stralciare il progetto dalle opere previste per il Giubileo».
Anche Pietro Spirito, ex presidente dell’Autorità portuale del Mar Tirreno centrale (porti di Napoli, Salerno e Castellamare) e professore di management delle infrastrutture all’Università Mercatorum durante il convegno è stato particolarmente critico: «Il progetto tecnicamente non ha futuro, ma se realizzato creerebbe una situazione di opere in concorrenza fra loro. Il porto di Civitavecchia è il secondo nel Mediterraneo per le crociere; e non è completamente saturo. Voler costruire a circa 60 chilometri un altro porto, per giunta privato, non mi sembra una buona idea. Il presidente dell’Autorità portuale di Civitavecchia, Pino Musolino, che rappresenta l’interesse pubblico, deve farsi sentire. Una concessione turistica – ha concluso Spirito – non può diventare crocieristica».
Perché Sì
Per il sindaco, Mario Baccini a capo di una giunta di centrodestra, il convegno è stato l’occasione per difendere il progetto: «Dobbiamo essere pragmatici e non vincolati alla cultura dei no. La realizzazione del nuovo terminal crocieristico è importante per la nostra città. Per questo – ha scandito Baccini – la mia amministrazione si prende la responsabilità di fare l’opera come ente attuatore. Con i ristori che riceveremo faremo interventi importanti per lo sviluppo di Fiumicino e recupereremo un’area da tempo lasciata nel degrado. Una cosa deve essere chiara: questo progetto o lo subiamo o lo governiamo».
Anche per il suo predecessore, Montino, che abbiamo raggiunto telefonicamente, il porto di Royal Caribbean «è una occasione di sviluppo per il territorio; porterà posti di lavoro e altri servizi». «Ho chiesto io a Gualtieri di inserire l’opera tra quelle previste per il Giubileo», ricorda l’ex sindaco dem. «E il commissario e il Governo sono stati d’accordo. Abbiamo avuto forsennate pressioni per non fare il nuovo porto crocieristico da parte della Autorità portuale di Civitavecchia, che rispetto a Fiumicino ha sempre avuto un atteggiamento arrogante. Hanno fatto progetti faraonici ma non hanno mai realizzato niente».
Vedremo quando e come verranno accolte le osservazioni dei ministeri sull’impatto ambientale. Calendario alla mano, il porto di Royal Caribbean a Fiumicino non potrà essere costruito nei tempi previsti. Turisti e pellegrini che arrivano in nave a Civitavecchia, nel frattempo, potranno raggiungere la stazione di Roma San Pietro in un’ora di treno.