Per oltre dieci anni avrebbe abusato delle figlie tutte minorenni, una di appena 4 anni. Una storia terribile che ha portato l’uomo, ex pastore della confessione degli Evangelisti, a trasferirsi in Scozia, a pochi chilometri da Edimburgo, per provare a nascondersi. A denunciare il 50enne era stata la figlia più piccola. La polizia di Stato di Cassino, coordinata dalla Procura della Repubblica della stessa città, ha rintracciato l’indagato grazie alla collaborazione della polizia scozzese che lo ha arrestato e poi lo ha estradato in Italia. Il pastore evangelico è arrivato all’aeroporto di Fiumicino e subito è stato trasferito nel carcere di Rebibbia.
La Procura di Cassino gli contesta i reati di violenza sessuale aggravata (dal vincolo genitoriale) e maltrattamenti in famiglia al termine di indagini svolte dal commissariato locale, diretto da Giovanna Salerno. I terribili fatti si sono perpetrati per anni e, secondo gli investigatori, risalgono al 2004 fino al 2018. Tutto è iniziato nell’isola di Ponza, in provincia di Latina, dove l’uomo, oggi 50enne, era pastore della confessione religiosa degli Evangelisti. A scoperchiare questo terribile vaso di Pandora è stata la figlia più piccola, la quale raggiunta la maggiore età si è resa conto che le attenzioni del padre non erano normali, per cui dopo aver tentato inutilmente di parlare con la madre e con le altre due sorelle, ha raccontato tutto in audizione protetta al vicequestore Giovanna Salerno del commissariato di Cassino e al sostituto procuratore Beatrice Siravo.
Grazie al coraggio della ragazza che ha denunciato le violenze subite, ne 2020 sono partite le indagini dalle quali è emerso il dramma e l’orrore vissuto dalle ragazzine, con abusi che avvenivano con “cadenza quasi giornaliera” in un arco temporale che va dal 2009 al 2019. Maltrattamenti da parte di questo padre orco di cui erano a conoscenza anche i parenti, a cominciare dalla moglie. La donna, però, non ha avuto la forza di denunciare, perché del “tutto succube del marito”. In un colloquio carpito e citato dal gip, afferma: “Pensavo fosse una cosa limitata, mettetevi nei miei panni: voglio bene a mia figlia, però voglio pure non rovinare mio marito e il matrimonio”.
“Emerge dagli atti – scrive il gip – la piena inconsapevolezza da parte dell’indagato della gravità delle condotte poste in essere, fra l’altro per un periodo di tempo così rilevante, e il fondato attuale e concreto pericolo che il medesimo possa reiterare le condotte già poste in essere, anche nei confronti del figlio più piccolo, un maschietto”.
Secondo il racconto della ragazza, il padre aveva posizionato almeno due telecamere nel bagno, mentre altre erano disseminate per la casa. L’uomo era anche solito insultare le figlie, fin da bambine, e in più di una circostanza le avrebbe picchiate con calci e pugni. La ragazza, inoltre, ha raccontato di come il padre costringesse lei e le sorelle, tutti i giorni, a “pisolini pomeridiani” durante i quali oltre a palpeggiamenti delle parti intime, subivano rapporti sessuali. Se si fossero rifiutate erano botte.
Le modalità “esecutive e le circostanze dei fatti-reato sono indicativi di una negativa personalità dell’indagato, del tutto privo di autocontrollo e freni inibitori in ordine ai suoi impulsi sessuali e aggressivi”. È “evidente – prosegue il gip – che l’uomo abbia deciso di allontanarsi dal territorio nazionale per paura di essere perseguito penalmente per i reati contestati. Emerge con chiarezza la volontà di sottratti alla giustizia”.
Quando la vicenda è emersa, anche la comunità religiosa degli evangelisti lo ha estromesso dalla sua carica e lui, temendo di essere arrestato, ha cercato rifugio in Scozia in un villaggio non lontano da Edimburgo dove, però, gli agenti di Cassino lo hanno monitorato fino a farlo arrestare dalla polizia scozzese nel dicembre scorso. Ora è arrivata l’estradizione in Italia e per lui si sono aperte le porte del carcere di Rebibbia.
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