Polmoni bruciati dal Coronavirus, il dono di Davide
Gli organi di Davide Trudu, ragazzo di 30 anni morto lo scorso 17 maggio in seguito a un incidente in Sardegna, hanno salvato la vita di un ragazzo di 18 anni con i polmoni devastati dal Coronavirus. Lo racconta oggi il Corriere della Sera riportando le parole di Ignazia Sanna, la mamma di Davide, che ha deciso insieme agli altri tre fratelli del giovane di dare l’assenso alla donazione. “Sarebbe felice di sapere che grazie a lui altre persone sono vive”, ha dichiarato la donna. “Era generoso e sensibile. Mi piacerebbe abbracciarli in giorno, perché so che in loro vive anche mio figlio”.
Davide dopo l’incidente era finito in coma irreversibile. Il 16 maggio aveva chiesto un passaggio a un amico che guidava un trattore, poi il sobbalzo su una buca e una caduta rovinosa, il trasporto in ospedale a Cagliari, le condizioni critiche, le speranze nulle. Ora ad avere nel petto i suoi polmoni è un 18enne milanese, sottoposto a un trapianto da record dopo che il Covid ha “bruciato” i suoi organi. “Siamo in contatto con uno della sua famiglia, ci aggiorniamo continuamente, sappiamo che sta meglio, c’è voglia reciproca di conoscerci”, ha detto la mamma di Davide.
Il cuore è stato donato a una donna sarda di 39 anni , il fegato a un emiliano, i reni a due persone di Carbonia e Nuoro. “Si sono ripresi bene anche gli altri e i tre sardi sono già tornati a casa in convalescenza”, ha detto il compagno della mamma di Davide al Corriere. I polmoni sono stati trapiantati il 18 maggio. Il diciottenne milanese aveva avuto sintomi di Coronavirus ai primi di marzo, poi la febbre alta e crisi respiratorie, il ricovero al San Raffaele in terapia intensiva, in seguito un collasso degli organi e il collegamento alla Ecmo. Ad aprile la situazione sembrava disperata. Poteva salvarsi solo con un trapianto.