Caso Orlandi, il fratello di Emanuela sarà ascoltato in Vaticano
Piccoli passi in avanti nel caso di Emanuela Orlandi: per la prima volta dalla scomparsa della ragazza, avvenuta il 22 giugno 1983, infatti, il Vaticano ascolterà il fratello Pietro.
“È la prima volta che siamo stati convocati” sottolinea il legale della famiglia Orlandi, Laura Sgrò, secondo cui l’incontro tra Pietro e il Promotore di Giustizia vaticano Alessandro Diddi avverrà “subito dopo Pasqua”.
All’incontro Pietro Orlandi porterà diversi documenti, tra cui la trascrizione di una chat, risalente ai primi anni del pontificato di Papa Francesco, che vedrebbe tra gli interlocutori anche Santos Abril y Castelló, arciprete emerito della Basilica Papale di Santa Maria Maggiore.
“Porteremo anche la documentazione in cui si parla della permanenza di Emanuela in Inghilterra, è una documentazione che va analizzata, anche per capire se è attendibile” ha aggiunto la legale di Pietro Orlandi.
Intervenuto alla trasmissione DiMartedì, in onda su La7 nella serata del 4 aprile, Pietro Orlandi ha dichiarato che porterà in Vaticano anche “una lettera tra il cardinale Poletti e un altissimo rappresentante della chiesa inglese, in cui parlano di Emanuela”.
“La cosa strana è che l’arcivescovo di Canterbury nel ’93 manda questa lettera al cardinal Poletti indirizzata a via Clap Marrode, quella via che poi è indicata nel famosi cinque fogli” ha raccontato il fratello di Emanuela.
“In quella lettera in particolare è l’arcivescovo che scrive a Poletti, dice ‘ho saputo che lei in questo momento sta a Londra quindi spesso ci siamo scritti e riguardo la questione di Emanuela Orlandi forse è il caso che ci incontriamo direttamente’, in inglese è scritta la lettera naturalmente” ha aggiunto Pietro.
Pietro Orlandi, poi, ha fornito una sua tesi su quello che può essere capitato alla sorella Emanuela “L’ipotesi di cui sono convinto io senza prove, però in base a tante situazioni, è che ci sia stato un ricatto, ma un ricatto nato all’interno del Vaticano tra due gruppi di persone”.
“L’oggetto del ricatto non poteva essere soltanto Emanuela, una ragazzina cittadina vaticana. Emanuela è stata, secondo me, messa in una situazione per creare l’oggetto di un ricatto molto più forte. Per questo l’altra volta abbiamo parlato della pedofilia e della possibilità che persone molto in alto, e dico veramente in alto, ai vertici del Vaticano, possano aver commesso qualcosa e qualcuno ha utilizzato quella situazione per creare un ricatto enorme”.
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