Era il 30 settembre quando l’assessore regionale alle Politiche Sociali, Maurizio Marrone (FdI) esultava per l’approvazione della nuova misura che prevede lo stanziamento di 400 mila euro alle cosiddette associazioni pro vita. Si tratta, in pratica di una revisione dei criteri sulle modalità di accesso e di assegnazione dei finanziamenti per la promozione e realizzazione di progetti di accompagnamento individualizzati. Ora manca un ultimo passaggio in giunta, puramente formale.
In Piemonte, le associazioni Pro Vita, che sono già state ammesse con un altro provvedimento regionale all’interno dei consultori, potranno assegnare alle donne in difficoltà che decidono comunque di proseguire la gravidanza contributi per le spese di casa – per le bollette, l’affitto o le rate del mutuo, ad esempio – e per quelle legate alla cura del bambino fino ai 18 mesi. In totale le associazioni accreditate in Piemonte sono 23, di queste 10 a Torino. La linea del Piemonte è quella che Meloni – lo ha reso noto in campagna elettorale – vuole realizzare a livello nazionale con misure analoghe da applicare in tutto il Paese.
I soldi stanziati verranno in parte utilizzati per la promozione dell’iniziativa. Queste risorse, sostengono le opposizioni, serviranno a finanziare direttamente le associazioni anti abortiste e i loro consulenti. Potranno inoltre, per le proprie campagne pubblicitarie, anche utilizzare anche il logo della Regione Piemonte.
“Non bastava fare entrare le associazioni pro-vita nei consultori e organizzare spazi all’interno di Asl e ospedali, non bastava disapplicare le linee guide del Ministero sulla somministrazione di Ru486 anche in consultorio; ora Marrone annuncia 400 mila euro per il Fondo ‘Vita nascente’ dedicato a progetti di ‘tutela materno infantile’ promossi da quelle stesse associazioni che definiscono l’aborto prima causa di femminicidio”, commentava già ad aprile il consigliere regionale di Liberi Uguali Verdi, Marco Grimaldi.
“È inaccettabile il coinvolgimento delle associazioni antiabortiste nel percorso di scelta delle donne sul riconoscimento o meno del bambino” attacca la capogruppo del Movimento 5 stelle in Regione Sarah Disabato che ieri, con un intervento di 15 minuti, ha attaccato punto per punto il provvedimento che definisce “liberticida e oscurantista, che calpesta i diritti delle donne e comprime la loro libera scelta in nome di una morale conservatrice e contraria al progresso”.