«In piena pandemia, si sono presentati da un collega, nel suo ristorante, in giacca e cravatta e valigetta alla mano. Hanno cercato di abbindolarlo, facendo leva sulla disperazione e su un’ingente disponibilità di denaro per rilevare l’attività». In Lombardia (ma non solo), accadimenti simili non sono isolati. Non più. All’attuale crisi sanitaria s’è aggiunta quella economica, ma ancor più la crisi di liquidità. Col lockdown, quando il tempo è parso arrestarsi e il vaccino contro il Covid una chimera, una saracinesca alzata a metà ha rappresentato lo sconforto per alcuni e un’occasione ghiotta per altri. Nella fattispecie, il ristoratore destinatario delle avances ha infine resistito all’“offerta”, quindi al tentativo di infiltrazione mafiosa nella propria impresa, come testimoniato dall’anonimo collega. «A Milano nessuno è disposto a parlare con la propria identità di queste esperienze», ha riferito a TPI. Privati e soprattutto imprese, a fronte del crollo di fatturato, della scarsa liquidità e della difficoltà di accesso al credito bancario, sono prede facili per soggetti criminali che offrono attraenti capitali, salvo successivamente reclamarli a tassi d’interesse proibitivi, fino a impadronirsi dell’attività.
Una trappola per le imprese
Molti sono gli imprenditori che, in cerca di soluzioni per sé, per la propria famiglia, per i propri dipendenti, finiscono per intrappolarsi nella ragnatela dell’usura, in questo momento lo strumento prediletto da parte delle mafie. L’istantanea di questo fenomeno è a dir poco allarmante. Nel 2020, Confcommercio ha indirizzato a 5300 imprese di Milano, Lodi e Monza e Brianza un questionario al fine di conoscere quante fossero state destinatarie di proposte di credito non convenzionali o di acquisizione insolite: rispetto al 2019, è più che raddoppiato il dato percentuale di imprenditori che ritengono aumentato questo fenomeno (dal 12,7 al 27 per cento). Il sondaggio ha inoltre domandato agli imprenditori coinvolti se fossero stati mai condotti a pensare di utilizzare prestiti ad usura: il 10 per cento ha risposto affermativamente, moltiplicando di circa 5 volte il dato emerso da analoghe indagini promosse prima della pandemia. «Nel nostro territorio, le mafie fanno conquista. Hanno permeato numerosi settori dell’economia legale, da una parte per necessità di riciclaggio, dall’altra per ottenere consenso sociale e quindi potere», risponde a TPI Monica Forte, presidente della Commissione speciale antimafia, anticorruzione, trasparenza e legalità del Consiglio regionale della Lombardia. «La diffusione dell’usura, in particolare, ha raggiunto livelli esagerati, compresa quella di quartiere. Non esiste un documento che certifichi l’esatta misura di questo fenomeno, né di quante società siano state rilevate integralmente o parzialmente, pur rimanendo il titolare originario quello di facciata. Rileviamo diverse segnalazioni che ci parlano di soggetti impegnati ad avvicinare gli imprenditori con azioni tese a conquistare intere attività legali o segmenti di queste», spiega Forte.
La Commissione regionale antimafia, affiancata dal Comitato tecnico-scientifico, organo consultivo e di supporto, ha svolto un ciclo di audizioni con soggetti diversi, le associazioni di categoria, quelle del terzo settore, finanche istituti bancari, realizzando una nota riassuntiva, condivisa con la Prefettura di Milano, e, insieme ad Anci Lombardia, un volantino informativo, di semplice approccio, al fine di suggerire riferimenti utili alle vittime, o a quanti siano a rischio, condiviso con molti Comuni ed enti locali lombardi.