Cambia, e si alleggerisce, il passaggio relativo alla cura dei pazienti in caso di scarsità di risorse in una nuova bozza del Piano pandemico 2021-2023, aggiornata al 18 gennaio. Il medico, si legge, “agendo in scienza e coscienza, valuta caso per caso” e “gli interventi si basano sulle evidenze scientifiche e sono proporzionati alle condizioni cliniche”. Nella prima bozza, dell’11 gennaio, l’indicazione era di trattare preferenzialmente i pazienti “con maggiori probabilità di trarne beneficio”.
Le modifiche riguardano anche la parte dedicata agli aspetti etici, che è stata completamente riscritta dopo le polemiche seguite alla prima bozza. Se ne sono occupati, è indicato alla fine del capitolo, il presidente del Comitato nazionale di bioetica, Lorenzo d’Avack, che era stato molto critico verso la prima versione del piano, e i due componenti Cinzia Caporale e Bruno Dallapiccola.
“Come suggerisce l’esperienza australiana, le misure di distanziamento fisico sono state in grado di minimizzare l’impatto dell’influenza stagionale e potrebbero quindi mitigare, almeno in parte, il decorso di una pandemia influenzale”, si legge nella bozza. Si è visto inoltre “che le mascherine chirurgiche o quelle di comunità, quando usate correttamente da tutti, insieme alle altre misure di prevenzione – si legge – esplicano un sostanziale effetto di popolazione nel ridurre la trasmissione dell’infezione”.
Sempre l’esperienza del 2020, si evidenzia nella bozza del Piano, “ha dimostrato che si può e si deve essere in grado di mobilitare il sistema per aumentare nel giro di poco tempo sia la produzione di mascherine e dispositivi di protezione individuale a livello nazionale che i posti letto in terapia intensiva, anche per far sì che non si verifichino disservizi nella assistenza e nella cura delle persone affette da malattie ordinarie (diverse dal COVID-19) quanto comuni”.
Nel nuovo testo si spiega che “in un contesto di risorse scarse in sanità quale quello che grava sui sistemi sanitari di tutto il mondo, pur con accentuazioni diverse nei diversi Paesi, considerata la particolare scarsità creata dall’impatto sul sistema sanitario della pandemia attuale, severa e inattesa, medici e operatori sanitari potrebbero trovarsi a dover prendere decisioni cliniche eticamente impegnative”. Per approfondire il tema si rinvia a un parere dell’anno scorso dello stesso Comitato.
Infine, e ciò vale per la preparazione nei confronti di tutti gli eventi pandemici, anche quelli dovuti ad una malattia respiratoria non conosciuta, si legge, “occorre una formazione continua finalizzata al controllo delle infezioni respiratorie e non solo, in ambito ospedaliero e comunitario, un continuo monitoraggio esplicato dal livello centrale sulle attività di competenza dei servizi sanitari regionali (redazione, aggiornamenti e implementazione dei piani pandemici influenzali regionali) nonché in generale un rafforzamento della preparedness nel settore della prevenzione e controllo delle infezioni”.
I vaccini
I vaccini sono le “misure preventive più efficaci, con un rapporto rischi/benefici particolarmente positivo, ed hanno un valore non solo sanitario, ma anche etico intrinseco di particolare rilevanza. La loro distribuzione deve rispondere a criteri trasparenti, motivati e ragionevoli, e deve rispettare i principi etici e costituzionali di uguaglianza ed equità, bilanciando i rischi diretti e indiretti con specifica attenzione a evitare un impatto negativo per chi è più vulnerabile sul piano bio-psico-sociale”.
I “benefici e gli eventuali limiti della vaccinazione – si sottolinea nella bozza – devono essere spiegati con chiarezza ai cittadini, anche sottolineando che i vaccini non sostituiscono la prevenzione mediante altre misure atte a garantire nelle pandemie il contenimento della diffusione e protezione dal virus”. “Eticamente rilevanti – si sottolinea – sono infine gli specifici doveri etico-deontologici e giuridici del medico nel corso di una pandemia”.