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    “Ho un piano per uccidere Meloni”: così i neonazisti progettavano di scatenare la guerra civile

    Credit: AGF
    Di Enrico Mingori
    Pubblicato il 6 Dic. 2024 alle 14:18

    Le Direzioni distrettuali antimafia di Bologna e Napoli hanno sgominato un’organizzazione neonazista attiva in Italia che stava lavorando a un piano per uccidere la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Le persone finite in manette sono 12, mentre gli indagati sono 25 di età compresa tra 19 e 76 anni.

    Le misure cautelari sono state eseguite nelle città di Bologna, Bari, Brindisi, Lecco, Milano, Monza Brianza, Modena, Palermo, Pesaro Urbino, Pescara, Pordenone, Ravenna, Roma, Teramo, Trieste, Vercelli e Vicenza.

    L’organizzazione – particolarmente attiva sulla piattaforma di messaggistica online Telegram – si chiamava “Werwolf Division” (traduzione tedesca di “lupi mannari”), poi aveva cambiato nome in “Divisione nuova alba”.

    I magistrati scrivono che i cospirazionisti, “seguendo ideali suprematisti e neonazisti, nella loro espressione più estrema dell’accelerazionismo, mirava al sovvertimento dell’attuale ordinamento per l’instaurazione di uno stato etico e autoritario, incentrato sulla razza ariana, progettando persino azioni violente nei confronti di alte cariche delle Istituzioni”.

    L’organizzazione aveva messo nel mirino in particolare la premier Meloni, accusata di aver rinnegato l’ideologia fascista e l’antisemitismo e di aver abbracciato la causa di Israele.

    “Ammazzare la Meloni è un’ottima maniera per fare in modo che l’Italia scenda in guerra civile”, scriveva un neonazista nelle chat. Tra i più attivi, Salvatore Nicotra, bolognese di 45 anni. “Ho un piano”, diceva: “Ci vogliono 11 guerriglieri per far partire la guerra civile”.

    Non si trattava di una frase campata per aria: gli estremisti progettavano davvero un attentato contro la presidente del Consiglio: “C’è un albergo davanti il Parlamento, da lì puoi sparare un colpo dall’alto” diceva sempre Nicotra a uno dei leader della formazione, Daniele Trevisani. Il quale rispondeva deciso: “Trovami un cecchino e attueremo il tuo piano”.

    Meloni sarebbe stata anche pedinata dai neonazi: “A volte si muove a piedi da quelle parti. Basterebbe essere sul posto con una pistola e un minimo di mira. Per i traditori è sufficiente un colpo in testa”, scriveva su Telegram un affiliato dell’organizzazione, Luca Porta.

    Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, i “lupi mannari” avevano contatti con jihadisti e con esponenti del movimento neofascista Forza Nuova e cercavano armi sul dark web.

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