Aurora, la ragazzina di 13 anni morta precipitando dal tetto al settimo piano del condominio in cui viveva a Piacenza, è stata buttata giù dal palazzo dal suo ex fidanzato, di due anni più grande. Lo avrebbe riferito alle forze dell’ordine un super testimone che sostiene di aver visto la scena.
È stato il suo racconto – secondo quanto scrivono i giornali locali – a convincere la Procura per i minorenni di Bologna a disporre il fermo del ragazzo, che inizialmente era indagato a piede libero.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, la ragazzina ha tentato disperatamente di aggrapparsi alla ringhiera del tetto, ma l’ex fidanzato l’ha colpita ripetutamente alle mani con l’obiettivo di farla cadere.
La manette per il 15enne sono scattate nella serata di lunedì 28 ottobre, quasi quattro giorni dopo la morte di Aurora. Il presunto assassino si trova ora in un istituto minorile con l’accusa di omicidio in attesa della convalida del fermo da parte del gip.
Il giovane era certamente sul tetto con la ragazza al momento della caduta, ma nega di averla uccisa sostenendo che sia stata lei a lanciarsi volontariamente nel vuoto senza che lui riuscisse a fermarla.
Fin da subito i famigliari della vittima avevano puntato il dito contro il 15enne. Viktoria, la sorella 22enne della ragazza, sostiene di essere in possesso di chat che dimostrerebbero come Aurora avesse paura del suo ex, che sarebbe stato “ossessionato” da lei non accettava la fine della loro relazione.
“Voglio giustizia, mia figlia voleva lasciarlo ed è stata uccisa”, ha dichiarato ancora oggi la madre della vittima al Corriere della Sera. Lui, dice la signora, “era un violento, era diventato uno stalker, lei voleva lasciarlo e per questo è morta, ma aveva tanti sogni, voleva fare la psicologa per aiutare gli altri”.
“A lui chiedo di dire tutta la verità e di scontare fino in fondo la sua pena”, aggiunge la madre di Aurora. “Penso che quella mattina lei gli abbia detto che non voleva più saperne. Lui non lo accettava e l’ha buttata giù. Continuava a tempestarla di messaggi, a volte le mandava persino delle rose, oppure stava a dormire nell’androne del palazzo. Era diventato il tipico stalker, ma per i Servizi sociali erano cose tra ragazzini”.
Intanto, dall’autopsia effettuata sul corpo della vittima è emerso che il trauma cranico riportato è compatibile con un trauma da precipitazione: sarebbe dunque stato causato proprio dalla caduta dal settimo piano.
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