Pfizer chiederà l’autorizzazione per fare una terza dose contro la variante Delta
Pfizer e BioNTech hanno annunciato che nelle prossime settimane chiederanno alle autorità europee e statunitensi l’autorizzazione per una terza dose del vaccino contro Covid-19. Le due società, che producono il vaccino attualmente più utilizzato in Europa e Stati Uniti contro il nuovo coronavirus, basato sull’innovativa tecnologia a Rna messaggero (mRna), hanno definito “incoraggianti” i risultati di uno studio sulla somministrazione di un altro richiamo oltre alle due dosi già previste.
Secondo lo studio, i cui dati non sono stati pubblicati o sottoposti a peer-review, una terza iniezione somministrata sei mesi dopo la seconda aumenta il livello degli anticorpi da 5 a 10 volte contro il ceppo originario e contro la variante Beta, identificata per la prima volta in Sudafrica. Pfizer e BioNTech hanno dichiarato che invieranno i dati all’Agenzia europea per i medicinali (Ema) e alla Food and Drug Administration (Fda) degli Stati Uniti per poter chiedere l’autorizzazione d’emergenza alla terza dose del vaccino.
Le due aziende hanno dichiarato che i richiami, somministrati da 6 a 12 mesi dalla seconda dose, potrebbero essere necessari per combattere le varianti, affermando che l’efficacia del vaccino potrebbe ridursi sei mesi dopo aver ricevuto il vaccino, noto anche con il nome commerciale di Comirnaty.
In un comunicato stampa, hanno anche annunciato che stanno sviluppando una nuova versione del vaccino per contrastare la variante Delta, nel caso la somministrazione di una terza dose dovesse non essere sufficiente. Ad agosto dovrebbe iniziare la sperimentazione clinica del nuovo vaccino, di cui è stato prodotto il primo lotto nello stabilimento di BioNTech a Magonza, in Germania.
Le aziende hanno citato un recente studio condotto in Israele, in cui l’efficacia del vaccino di Pfizer e BioNTech contro la variante Delta viene stimata al 64 percento rispetto a oltre il 90 percento per la variante originaria.
Diversi studi affermano invece che due dosi sono sufficienti a proteggere i vaccinati da tutte le varianti, anche se l’efficacia dalla somministrazione di una sola dose è molto ridotta nel caso della variante Delta.
Nelle ultime settimane ha destato preoccupazione la diffusione della variante identificata per la prima volta in India e oggi presente in più di 100 paesi, destinata a diventare dominante in Italia nelle prossime settimane. Oltre a essere del 60 percento più efficace nel trasmettersi rispetto alla variante Alfa, identificata per la prima volta in Inghilterra, la variante presenta un rischio 2,2 volte superiore di portare all’ospedalizzazione.
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