Dopo quasi due mesi di stop l’Italia del lavoro sta provando a ripartire. È arrivato allora il momento di riflettere sui profondi cambiamenti che il COVID-19 ha portato nel mondo del lavoro. È arrivato il momento di ripensare il modello di organizzazione della produzione, della gestione dei dipendenti, ma anche della valutazione dell’equity delle aziende.
Tantissimi lavoratori si sono ritrovati in una forma estrema di smartworking, chiusi in casa con bambini da gestire e varie difficoltà casalinghe, dimostrando una notevole capacità di adattamento alle difficoltà. Ma, anche questa volta, gli italiani hanno saputo stupirci con la loro resilienza. Basti pensare che dagli ultimi studi è risultato che oltre il 50% dei lavoratori passati al lavoro agile nelle scorse settimane, ha apprezzato tanto lo smartworking da dirsi felice di proseguire in questa modalità fino alla fine dell’emergenza.
E alcuni rimarranno davvero in smartworking ancora a lungo. Non tutte le aziende infatti, piccole e grandi, riusciranno ad attrezzarsi per riprendere a pieno regime l’attività.
Ecco che allora la crisi però ci lascia anche con un piccolo, ma importante, insegnamento: non importa dove o come le tue persone lavorano, ciò che conta è il modo con cui gli si riesce a stare vicini, e non mancano le realtà che hanno saputo, prima, durante e dopo l’emergenza, mettere nelle migliori condizioni possibili i propri dipendenti.
È il caso di Philip Morris, che in Italia conta circa 2500 persone in tutta Italia e che per ripartire nel modo giusto ha proceduto – tra le altre – ad adottare un protocollo di sicurezza coordinato con il supporto del Prof. Roberto Burioni per garantire ai propri lavoratori un rientro in sicurezza.
Nel polo produttivo di Crespellano, vicino Bologna, già da inizio marzo e in anticipo rispetto all’emanazione del protocollo governativo di contenimento della diffusione del virus negli ambienti di lavoro, sono state adottate procedure di sicurezza all’avanguardia. Grazie a questi interventi preventivi, gli stabilimenti produttivi sono oggi pienamente operativi e sono riusciti, in tempi record, a riconvertire parte della produzione al fine di produrre gel antisettico da destinare alla Regione Emilia-Romagna.
Per i lavoratori non impegnati negli stabilimenti produttivi, è stata immediatamente riorganizzata l’attività da remoto, con accorgimenti nient’affatto scontati per proteggerli dal virus ma anche per tenere alto il morale. Presso l’abitazione di ognuno oltre a una fornitura di mascherine protettive per tutta la famiglia è stato mandato anche un uovo di Pasqua artigianale. Per favorire uno stile di vita equilibrato e sostenibile durante il lockdown inoltre, sono partite tantissime iniziative per intrattenere le persone e tenere alto il senso di comunità, elemento cardine della filosofia aziendale del gruppo, ed è stato anche creato un numero verde gratuito di supporto psicologico. Tutti i lavoratori hanno avuto accesso illimitato a corsi di formazione e di lingua gratuiti, a sessioni di ginnastica e yoga, ed è stato organizzato un programma di incontri in videoconferenza con le eccellenze italiane su temi legati alla salute, all’ambiente e all’economia.
Non solo svago. Andando controcorrente rispetto alla gran parte delle aziende, Philip Morris ha fissato due importanti principi guida durante l’emergenza: stabilità occupazionale e finanziaria. Traduzione: durante il periodo di crisi nell’azienda non ci saranno licenziamenti né riduzione degli stipendi, indipendentemente dalla capacità dei dipendenti di assolvere alle loro solite funzioni. Anzi, durante il periodo di emergenza, sono state oltre 300 le persone le persone che hanno ricevuto contratti di assunzione o conferme in prossimità di scadenza.
Nessuna sorpresa per chi conosce la realtà di Philip Morris, che viene premiata in tutto il mondo con attestati per le eccellenti condizioni di lavoro e le politiche di welfare lungimiranti. Anno dopo anno l’azienda, con le sue filiali italiane Philip Morris Italia e Philip Morris Manufacturing & Technology Bologna, ovvero il polo produttivo di Crespellano, riceve la certificazione dal prestigioso “Top Employer Institute”, confermata lo scorso gennaio per entrambe le affiliate. Con questo attestato sono riconosciute non solo le ottime condizioni di lavoro offerte ai dipendenti e l’attenzione al loro benessere nella vita lavorativa e privata, ma anche la centralità della persona nella filosofia aziendale di Philip Morris.
“Dal 2014 lavoriamo per eliminare le sigarette grazie a prodotti alternativi senza combustione. E’ un cambiamento che non coinvolge solo i nostri prodotti, ma tutta la nostra cultura e il modo di fare di cose, una trasformazione epocale che non sarebbe possibile senza la passione e l’energia delle nostre persone” – ha commentato Paolo Le Pera, Direttore risorse umane del gruppo Philip Morris in Italia, aggiungendo – “qui in Italia sono oltre 2500 le donne e gli uomini impegnati affinché il nostro futuro senza fumo si concretizzi nel più breve tempo possibile, e sappiamo che solo adottando un insieme di iniziative che garantiscono a ciascuno ottime condizioni di lavoro e un sano equilibrio tra vita privata e lavorativa potremo raggiungere i risultati migliori.”
L’azienda si è mossa per sostenere non soltanto i propri dipendenti e le loro famiglie, ma anche la filiera agricola del tabacco italiana, composta da oltre 1.000 aziende attive in Campania, Umbria e Veneto, confermando un investimento da 500 milioni di euro in 5 anni per l’innovazione e la sostenibilità della produzione.
Per mettere in sicurezza le tabaccherie e i consumatori finali, l’azienda sta distribuendo migliaia di mascherine e provvedendo all’installazione di schermi in plexiglass in circa 2.000 esercizi a protezione dei rivenditori e dei consumatori. Solo qualche giorno fa lo stabilimento di Bologna è stato parzialmente riconvertito per produrre prodotto antisettico per le mani da distribuire gratuitamente alle Aziende Sanitarie Regionali. “In un momento come questo, ognuno deve fare la sua parte per la sicurezza e il benessere della comunità. La riconversione di parte dello stabilimento per produrre preparati igienizzanti è un motivo di orgoglio e rappresenta una conferma del nostro attaccamento a questo territorio e al Paese” ha dichiarato Marco Hannappel, Presidente e Amministratore Delegato di Philip Morris Italia. L’azienda ha sostenuto il territorio italiano anche con una donazione, coordinata e partecipata dalla filiera di Philip Morris in Italia, di 1 milione e 400 mila euro alla Protezione Civile a supporto della gestione dell’emergenza COVID-19.