Pedofilia, abolito segreto pontificio. Vittima a TPI: “Bergoglio coraggioso”
Papa Francesco ha abolito il “segreto pontificio” sui casi di abusi sessuali commessi da chierici sui minori. Una svolta storica effetto del decreto pubblicato oggi, martedì 17 dicembre, con cui si promulga un’Istruzione “Sulla riservatezza delle cause”.
L’articolo 1 del documento, un rescritto a firma del cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin, prevede che “non sono coperti dal segreto pontificio le denunce, i processi e le decisioni riguardanti i delitti” in materia di abusi su minori.
La scelta rivoluzionaria arriva a meno di un anno dal summit sulla protezione dei minori convocato da Papa Francesco a febbraio scorso.
Francesco Zanardi è il fondatore e direttore della Rete L’Abuso, l’associazione di sopravvissuti agli abusi sessuali del clero nata nel 2010, a TPI ha commentato quella che in molti definiscono una svolta epocale.
Assolutamente sì, una decisione importante in Italia. Anche se il quadro è piuttosto complesso: da una parte abbiamo le vittime che chiedono giustizia e dall’altra la Chiesa che chiede giustizia per l’offesa a Dio. I processi canonici si basano sul sesto comandamento: viene processato il sacerdote per il peccato morale.
Il fatto che la Santa Sede metta a disposizione la documentazione è importantissimo, manca un passaggio che è lo Stato italiano. In Francia, Germania, Svizzera, lo Stato ha inserito un obbligo di denuncia in modo tale che le diocesi possono tramettere le denunce alla procura della Repubblica. In questo modo si ottiene una riparazione equa. La Chiesa con il processo canonico ottiene la riparazione a Dio e la vittima ottiene il suo riscatto in sede civile.
In questo modo si evitano anche situazioni come quelle che si verificano oggi: persone che decidono di denunciare dopo 30 anni e si trovano alle strette. Anche la cura della vittima è diversa: un ragazzino di 14 anni stuprato che può essere seguito è un’altra cosa rispetto a chi deve recuperare 20, 30 anni dopo.
La cosa mi fa piacere ma non basta. Bergoglio ha fatto il suo. È un gesto molto apprezzabile. Adesso manca la parte del governo italiano. È piacevole pensare che altre vittime non avranno i problemi che abbiamo avuto noi.
Questo è l’inizio. Finalmente qualcosa di concreto. Dalla Santa Sede per 20 anni solo grandi proclami. Oggi abbiamo una legge scritta nero su bianco.
Certo, ma anche una scelta utile. Gli scandali sono ancora tantissimi e la Chiesa si è deflagrata dietro 20 anni di scandali. Si sono susseguiti tre papi che non hanno risolto il problema. A 20 anni dallo scoppio delle scandalo abbiamo ancora vittime che si lamentano di non aver avuto giustizia.
Se la Chiesa lo avesse fermato all’inizio io non sarei stato vittima e tanti altri nemmeno. Nel mio caso questo prete ha preso i voti nel 1980 e nello stesso anno ha già abusato di bambini. Era stato spostato di parrocchia. Se l’avessero fermato nel 1980 avrebbero salvato oltre 70 vite.
La prevenzione deve farla lo Stato, facendo in modo che quando c’è la notizia di un reato la Chiesa la possa e la debba denunciare alla magistratura. Le Nazioni Unite hanno rilasciato un report con le raccomandazioni, è l’Italia che non si è mossa. Quello che ha fatto Bergoglio non basta se non c’è sinergia con lo Stato italiano, vanno messe a posto alcune leggi.
Non lo so, presumo di sì. Se guardiamo indietro agli anni 2000 quando è iniziato lo scandalo dagli Stati Uniti non si trovano dichiarazioni del governo italiano in merito. Lo stato italiano è molto più latitante dello Stato Vaticano.
L’abuso sessuale viene vissuto dalla vittima in modo differente. Ciò che è certo è che negli adolescenti crea un buco. C’è una parte di adolescenza e quindi di esperienze che non vengono vissute. Ci hanno rubato degli anni di vita che nessuno ci ridarà.
Ricordi che restano in chi è sopravvissuto. Perché c’è anche chi si è tolto la vita. Tutti noi abbiamo provato 3,4,5 volte il suicidio e ci è andata male. Ma altri non hanno sopportato questo peso.