“Io ho paura di morire, eh. Non so quando si spegnerà la luce che cosa ci sarà dall’altra parte. Ma in un certo senso sono anche eccitato dal poterlo scoprire”: a parlare è Gianluca Vialli – ex centravanti di Samp, Juve e Chelsea e collaboratore di Roberto Mancini nella Nazionale campione d’Europa la scorsa estate – durante “Una semplice domanda”, il docu-show che andrà in onda dal 18 marzo su Netflix.
Alcuni contenuti della puntata sono stati anticipati dal settimanale Oggi che sarà in edicola a partire da domani. “Però – aggiunge – mi rendo anche conto che il concetto della morte serve per capire e apprezzare la vita. L’ansia di non poter portare a termine tutte le cose che voglio fare, il fatto di essere super eccitato da tutti i progetti che ho, è una cosa per cui mi sento molto fortunato”. E ancora: “La malattia – evidenzia l’ex attaccante della Nazionale, di Samp e Juve – non è esclusivamente sofferenza: ci sono momenti bellissimi. La vita – e non l’ho detto io ma lo condivido in pieno – è fatta per il 20 per cento da quello che ti succede ma per l’80 per cento dal modo in cui tu reagisci a quello che accade. E la malattia ti può insegnare molto di come sei fatto, essere anche un’opportunità. Non dico al punto di essere grato nei confronti del cancro, eh…”.