È stata denominata “Tic tac” l’operazione che ha portato allo smascheramento del rilascio irregolare delle patenti di guida nel veronese. Come riporta Il Gazzettino il 21 dicembre 2018, dopo tre mesi di indagini, sono stati arrestati un funzionario della Motorizzazione civile e il titolare di un’autoscuola a Verona. Ventidue, inoltre, le persone denunciate.
La vicenda
L’inchiesta è stata avviata dalla polizia giudiziaria della Procura di Verona e dalla polizia stradale – coordinati dal pubblico ministero, Marco Zanatelli – a seguito di due segnalazioni. Avvisi arrivati da alcuni candidati riguardo alla regolarità degli esami – e precisamente i quiz – essenziali al rilascio della patente di guida.
E proprio il proprietario dell’autoscuola aveva denunciato, poco tempo fa, in un’intervista a un quotidiano locale i ritardi della Motorizzazione civile nel rilasciare i documenti opportuni, oltre alle difficoltà nella programmazione degli esami per la patente.
Ma si trattava, in realtà, di una tattica del direttore della Motorizzazione per verificare la fondatezza dei sospetti e mettere fine alle azioni di corruzione. Il funzionario arrestato, inoltre, aveva fatto ricorso al sindacato per essere riammesso al ruolo di esaminatore dopo che il suddetto direttore lo aveva dequalificato. Il capo più volte era stato insultato per la sua operazione di trasparenza – come emerge dalle intercettazioni.
“Quello che abbiamo documentato è un fenomeno straordinariamente diffuso e che deve preoccupare tutti, perché quella che è stata messa a rischio è anche e soprattutto la sicurezza stradale – ha spiegato Girolamo Lacquaniti, dirigente della polizia stradale di Verona – Gli aiuti negli esami riguardavano anche le prove pratiche di guida, dove il numero dei promossi da parte del funzionario arrestato arrivava a 221 promossi su 226”.
Nel corso delle indagini, comunque, sono stati sequestrati più di 66mila euro in contanti e vari documenti.
Il nome, ovviamente, non è casuale. Deriva dal modo in cui agiva il funzionario della Motorizzazione. L’uomo, infatti, nel corso dei test indicava le risposte esatte – quando si trovava accanto al candidato – mediante gli scatti di una penna.