Passo in avanti verso la legge sull’eutanasia: approvato un primo testo alla Camera
La legalizzazione dell’eutanasia in Italia ieri ha fatto un passo in avanti, a due anni dalla sentenza della Corte costituzionale sul caso Cappato che ha aperto al suicidio medicalmente assistito.
Alla Camera dei deputati il testo base della legge sull’eutanasia è stato approvato dalle commissioni Giustizia e Affari sociali, dividendo la maggioranza che sostiene il governo guidato da Mario Draghi. Partito democratico, Movimento 5 Stelle, Liberi e uguali, Italia viva, Azione e PiùEuropa hanno votato a favore del testo, mentre Lega e Forza Italia si sono schierate con Fratelli d’Italia. La relatrice Giusi Bartolozzi di Forza Italia, ha votato invece a favore ma ha rinunciato al suo mandato.
L’Associazione Luca Coscioni, che sta promuovendo una raccolta firme per un referendum sull’eutanasia, ha dichiarato che il testo non è sufficiente, in quanto “esclude dall’aiuto alla morte volontaria i pazienti che non siano tenuti in vita da trattamenti di sostegno vitale, come i malati di cancro, ed esclude l’eutanasia attiva da parte del medico su richiesta del paziente”.
“Abbiamo piantato un seme atteso da troppo tempo” ha commentato Giuseppe Brescia, presidente della commissione affari costituzionali della Camera del Movimento 5 Stelle, ricordando che “il parlamento è in ritardo da anni anche dopo una sentenza della Corte costituzionale”, che nel 2018 aveva sollecitato al parlamento a legiferare prima di pronunciarsi direttamente sulla questione l’anno successivo.
In Italia attualmente l’eutanasia, intesa come somministrazione diretta di un farmaco letale al paziente che ne fa richiesta, costituisce reato.
Nel 2019 la Corte costituzionale ha dichiarato che non è punibile “chi agevola l’esecuzione del proposito di suicidio”, a condizione che la persona che ne faccia richiesta sia pienamente capace di intendere e volere, soffra di una patologia irreversibile portatrice di gravi sofferenze fisiche o psichiche e sopravviva grazie a trattamenti di sostegno vitale. La Consulta si era pronunciata sul caso di Marco Cappato, esponente dei Radicali autodenunciatosi nel 2017 dopo aver accompagnato in Svizzera Fabiano Antoniani, noto come dj Fabo, per ottenere l’assistenza alla morte volontaria.
Lo stesso Cappato in questi giorni sta promuovendo la raccolta firme per un referendum che prevede la parziale abrogazione dell’art. 579 del codice penale sull’omicidio del consenziente, per legalizzare la cosiddetta “eutanasia attiva” consentita nei Paesi Bassi e in Belgio.
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