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    Gli errori del Papa, i vescovi sul piede di guerra, la pedofilia: parla il giornalista che fa tremare il Vaticano

    "Nella Chiesa certe notizie vengono bloccate. E anche certe denunce. Come sul caso di Emanuela Orlandi... Vi racconto come fanno i vaticanisti quando c’è uno scoop..."

    Di Giuliano Guida Bardi
    Pubblicato il 11 Set. 2022 alle 07:00

    Felipe Perfetti è l’anima di Silere non possum, il sito web che spopola tra le mozzette paonazze e le cotte di macramè del Vaticano, perché dice quello che gli altri non sanno o non possono o non vogliono dire. Così è stato ora che Silere non possum ha (ri)pubblicato gli atti del processo contro Don Mauro Inzoli, condannato a quattro anni e sette mesi di reclusione per pedofilia su venti minorenni ma graziato dal suo vescovo, quel monsignor Oscar Cantoni, che il Papa ha nominato cardinale (unico elettore italiano) nell’ultimo Concistoro agostano.

    Cosa è successo?
    «Il cardinale Cantoni ha in più occasioni dimostrato di essere superficiale, diciamo, in merito ai casi di abuso e più volte la magistratura si è occupata di lui. Silere non possum in queste ore ha pubblicato il decreto della Congregazione per la Dottrina della fede in cui emerge che, nel 2014, Cantoni (allora vescovo di Crema, ndr) chiese una pena risibile per il prete che aveva abusato, reo confesso, di una ventina di bambini. Si tratta di documenti riservatissimi. Non abbiamo pubblicato il fascicolo intero per rispetto delle vittime».

    C’è altro che dobbiamo sapere?
    «Cantoni, insieme al chiacchieratissimo cardinale Francesco Coccopalmerio, convinse il Papa a scavalcare la Congregazione, che voleva condannarlo in virtùdella più severa normativa creata da Papa Ratzinger. Poi c’è il caso ancora aperto del preseminario in Vaticano, di cui Cantoni era responsabile: molti documenti ancora sono nel cassetto. Cantoni non meritava la Porpora. Il Papa lo sa bene, lo sapevano i suoi confratelli lombardi e ora lo sanno tutti».

    Il suo sito è definito “ipertradizionalista” e si dice che dietro di lei ci sia la mano di Benedetto XVI.
    «Detesto le etichette. Certo che definire tradizionalista un sito che ha difeso il fondatore della Comunità di Bose, Enzo Bianchi, e che è a favore dei gay nella Chiesa, mi pare curioso. Perché non mi chiede se è Papa Francesco il tradizionalista?».

    Glielo chiedo.
    «Francesco ha reso la vita impossibile ai clerici omosessuali, soprattutto nei seminari. La convinzione del Papa, ma anche di molti gesuiti, è che l’omosessualità sia il primo passoverso la pedofilia. Per questo motivo non vogliono omosessuali nei seminari. Chi è il tradizionalista?».

    Non mi ha risposto su Benedetto XVI. Ci sono due papi in Vaticano e uno dei due ispira il suo sito?
    «Il Papa è uno e regna sulla Chiesa. Altre ricostruzioni sono il frutto di passioni per Dan Brown. Benedetto XVI vive in preghiera nel monastero Mater Ecclesiae, qui in Vaticano, e non commenta le decisioni di Francesco, neppure con i cardinali che lo visitano per chiedere consiglio. Ratzinger è un uomo mite e profondo e il suo magistero è ancora da studiare e da capire appieno».

    Ma c’è maretta profonda in Vaticano? Il metropolita di Milano in un intervento assai ironico ha detto che è impossibile anche a Dio capire i gesuiti.
    «C’è malcontento in tutta la Chiesa italiana. Francesco sta raccogliendo i frutti avvelenati che lui stesso ha seminato. Il Santo Padre ha rapporti molto tesi con i presuli italiani. Li ha crocefissi animato da vecchi pregiudizi che aveva sin da quando era a Buenos Aires».

    È stato così anche con Becciu, prima sospeso senza processo e poi riammesso via telefono nel Sacro Collegio?
    «Sono lotte di potere, esacerbate dal fatto che il Papa si fa influenzare facilmente dalla stampa e non si affida agli organi competenti per risolvere le questioni spinose. Francesco ama fare da solo. Questo gli ha creato diversi problemi, ma si sta rendendo conto che tutto si sta ritorcendo contro di lui».

    “Silere non possum” dà notizie che nessuno ha o che nessuno ha il coraggio di dare?
    «La maggior parte dei vaticanisti non vive in questo Stato, quindi non possono sapere tutto. Eppoi, c’è un sistema lubrificato che blocca le notizie che non piacciono a Santa Marta. I vaticanisti hanno un metodo alquanto singolare per dare notizie scottanti: il primo ad andare in pensione le pubblica. Gli altri, poi, le ribattono. Ma vanno compresi: a chi racconta ciò che non si deve dire, viene tolto l’accreditamento. Durante un’udienza del caso Becciu due giornalisti sono stati addirittura colpiti da intimidazioni da parte del Promotore di Giustizia aggiunto…».

    Non c’è libertà di stampa. Ma allora chi sono le sue fonti?
    «In questo caso, silere possum!».

    Lei si è occupato molto spesso di abusi sessuali. Sono un fenomeno residuale esaltato dalla stampa o si tratta di una questione preoccupante?
    «È un fenomeno che ha radici profonde, il rischio è che oggi se ne parli senza fare attenzione alle vittime e senza concentrarsi sulla prevenzione. La stampa spesso utilizza il fenomeno per spingere su altri temi. The Economist ha scritto che il problema della pedofilia è il celibato. Questo è falso. Anzi, i casi di abuso commessi da uomini sposati sono maggiori. Il problema è la sessuofobia nella Chiesa e la formazione nei seminari. Ma, come nel caso di Don Inzoli, si decide di parlare dei casi di abuso a seconda di chi ne è l’autore. Però è ai vertici che bisogna guardare: fu il Papa a graziare Don Inzoli. Questo è grave. Far finta di nulla, ancora di più».

    La giustizia vaticana non funziona?
    «Ha problemi enormi. Francesco in questi anni ha nominato responsabili che non hanno competenze specifiche in diritto canonico o vaticano. È una italianizzazione pericolosa perché i due sistemi sono differenti. Il caso Becciu è emblematico, ma ci sono anche altre denunce che fanno la muffa negli uffici perché scomode».

    Ne citi una.
    «Emanuela Orlandi. Il promotore di giustizia non ha mai né archiviato né aperto il procedimento. Tutto fermo. Tutto nel silenzio».

    Un’altra?
    «Lo strano caso di Santa Maria Maggiore, un vero refugium peccatorum con una lunga tradizione di pentiti. Lì fu esiliato il cardinale Bernard Francis Law. Ora c’è il cardinale Rylko, anche lui defenestrato dal Pontificio Consiglio per i laici. A Santa Maria Maggiore c’è un clima terribile. Non differente da San Pietro, dove si tentano di piazzare amichetti e parenti in ruoli apicali con stipendi da capogiro. Tutti lo sanno, la giustizia vaticana no».

    Francesco è stato eletto come un riformatore. Ha riformato la Chiesa?
    «Ecclesia semper reformanda. Ma mi pare che Francesco abbia fallito, come hanno evidenziato molti cardinali anche nel recente Concistoro. Il rischio è che il Santo Padre tutto cambi per non cambiare nulla».

    Le ha paura? Ha mai ricevuto minacce?
    «Paura? No, ma mi guardo le spalle. Non ho ricevuto minacce, solo ecclesiastiche intimidazioni».

    Chi sono i suoi lettori?
    «Persone semplici che vogliono capire cosa accade, curiosi, studiosi e, ovviamente, ecclesiastici e la Curia romana. Ah, non dimentichiamo i suoi colleghi che vanno a caccia dello scoop, e ripubblicano le mie notizie senza citarmi».

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