Un’immagine toccante rimarrà impressa nella memoria dei fedeli che oggi hanno accolto Papa Francesco al termine dell’Udienza Generale, quando il Pontefice ha baciato il tatuaggio di una sopravvissuta ai lager nazisti. Salutando il pubblico, Bergoglio si è fermato a scambiare qualche parola con la donna e quando lei gli ha mostrato il numero di riconoscimento tatuato sul braccio, il Papa lo ha baciato.
Come riporta il portale della comunità di Sant’Egidio, la donna si chiama Lidia Maksymowicz e venne deportata ad Auschwitz Birkenau quando non aveva ancora compiuto tre anni. Trascorse tre anni nel “blocco dei bambini” e subì diversi esperimenti medici, come l’inoculazione di virus e di soluzione salina da parte del dottor Mengele, “di cui ricorda gli stivali tirati a lucido e lo sguardo da invasato”. La storia di Lidia è raccontata dal docu-film “70072, la bambina che non sapeva odiare”, di cui è protagonista. “Ad Auschwitz – ha raccontato a Vatican news – erano imprigionati circa 200 mila bambini, solo pochissimi sono in vita oggi. Tutta la mia vita è stata segnata da questa esperienza”.
“Con il Santo Padre ci siamo capiti con gli occhi, non dovevamo dirci nulla, non c’era bisogno di parole. Dopo Giovanni Paolo II, amo Papa Francesco. Seguo le sue cerimonie tramite la tv, prego ogni giorno per lui, gli sono fedele e affezionata”, ha aggiunto. Dopo la sua permanenza nel campo di concentramento, Lidia venne accolta da una famiglia polacca di Oswiecim, a pochi metri da Auschwitz, quando l’Armata Rossa liberò il lager e per la prima volta gli abitanti della città videro i volti dei prigionieri del campo, da cui proveniva l’odore terribile del fumo che si estendeva per chilometri; fu anche la prima volta che Lidia, ancora bambina, ebbe una casa.