Papa Francesco in occasione del Natale si è affacciato come da tradizione dalla Loggia centrale di Piazza San Pietro per impartire la benedizione Urbi et Orbi, alla città e al mondo. Nel suo messaggio il Pontefice ha passato in rassegna le zone colpite dalla guerra, come il Medio Oriente e l’Ucraina. Bergoglio ha lanciato un appello contro tutti i conflitti, che passa anche dal dire no al commercio delle armi. “Il Salvatore si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi: ecco l’annuncio che cambia la storia. Gesù ci dà il potere di diventare figli di Dio. Oggi a Betlemme si è accesa questa fiamma inestinguibile. Sull’oscurità del mondo prevale la luce di Dio che illumina ogni uomo. Cristo è nato per te, Dio ti tende la mano, non ti punta il dito contro”, ha detto Francesco.
“Quante stragi di innocenti nel mondo: nel grembo materno, nelle rotte dei disperati in cerca di speranza, nelle vite di tanti bambini la cui infanzia è devastata dalla guerra. Sono i piccoli Gesù di oggi. Dire no alla guerra con coraggio, alla sua stessa logica, che è una sconfitta senza vincitori, una follia, un viaggio senza meta. Bisogna dire no alle armi. Quante stragi armate avvengono in un silenzio assordante. La gente, che non vuole armi ma pane, che fatica ad andare avanti e chiede pace, ignora quanti soldi pubblici sono destinati agli armamenti. Eppure dovrebbe saperlo! Se ne parli, se ne scriva, perché si sappiano gli interessi e i guadagni che muovono i fili delle guerre”, ha aggiunto.
In primo piano il conflitto in Medio Oriente: “La guerra scuote la vita di quelle popolazioni”, sospira il Papa: “Le abbraccio tutte, in particolare le comunità cristiane di Gaza e dell’intera Terra Santa. Porto nel cuore il dolore per le vittime dell’esecrabile attacco del 7 ottobre scorso e rinnovo un pressante appello per la liberazione di quanti sono ancora tenuti in ostaggio. Supplico che cessino le operazioni militari, con il loro spaventoso seguito di vittime civili innocenti, e che si ponga rimedio alla disperata situazione umanitaria aprendo all’arrivo degli aiuti. Non si continui ad alimentare violenza e odio, ma si avvii a soluzione la questione palestinese, attraverso un dialogo sincero e perseverante tra le parti, sostenuto da una forte volontà politica e dall’appoggio della comunità internazionale”.
“Il mio pensiero va alla popolazione della martoriata Siria, come pure a quella dello Yemen ancora in sofferenza. Penso al caro popolo libanese e prego perché possa ritrovare presto stabilità politica e sociale”, dice. “Con gli occhi fissi sul Bambino Gesù imploro la pace per l’Ucraina. Rinnoviamo la nostra vicinanza spirituale e umana al suo martoriato popolo, perché attraverso il sostegno di ciascuno di noi senta la concretezza dell’amore di Dio”.
“Dire “sì” al Principe della pace significa dire “no” alla guerra”, ha aggiunto il Pontefice. “Ma per dire “no” alla guerra bisogna dire “no” alle armi. Perché, se l’uomo, il cui cuore è instabile e ferito, si trova strumenti di morte tra le mani, prima o poi li userà. E come si può parlare di pace se aumentano la produzione, la vendita e il commercio delle armi”. Quindi il duro attacco di Francesco: “Oggi, come al tempo di Erode, le trame del male, che si oppongono alla luce divina, si muovono nell’ombra dell’ipocrisia e del nascondimento”.
“Dal presepe, il Bambino ci chiede di essere voce di chi non ha voce: voce degli innocenti, morti per mancanza di acqua e di pane; voce di quanti non riescono a trovare un lavoro o l’hanno perso; voce di quanti sono obbligati a fuggire dalla propria patria in cerca di un avvenire migliore, rischiando la vita in viaggi estenuanti e in balia di trafficanti senza scrupoli”, conclude il Papa.
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