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    Vietato criticare la corsa al riarmo: il Tg1 censura persino il Papa

    Di Enrico Mingori
    Pubblicato il 31 Mar. 2022 alle 13:10 Aggiornato il 31 Mar. 2022 alle 13:11

    L’inedito duetto fra Vasco Rossi e Marracash sì, ma il Papa che si scaglia contro i parlamenti europei per la corsa al riarmo no. Nell’edizione serale del Tg1 di giovedì 24 marzo le durissime parole di Bergoglio contro gli Stati decisi ad aumentare le spese militari («Quando l’ho letto mi sono vergognato, sono dei pazzi») non hanno trovato alcuno spazio. Nulla, zero, notizia non pervenuta in nessuna delle edizioni di quel giorno del telegiornale. E dire che il Tg1 – servizio pubblico – è sempre molto attento invece a riferirci i messaggi del Pontefice in occasione degli Angelus domenicali. Senza dilungarsi, poi, sul fatto che il 25 marzo, al pomeriggio, lo stesso tg diretto da Monica Maggioni abbia trasmesso in diretta dalla Basilica di San Piero la cerimonia del Papa per «consacrare la Russia e l’Ucraina al Cuore immacolato di Maria».

    Difficile dunque che in redazione abbiano improvvisamente sottovalutato il peso delle parole del Santo Padre, per di più in una fase in cui l’aumento delle spese militari genera tensioni anche nella politica italiana. Più facile pensare a una precisa scelta, magari legata al non voler turbare la marcia del Governo, obbediente ai diktat sulle armi di Washington. La cosa ha destato sospetti anche in Michele Anzaldi, deputato di Italia Viva, partito pur notoriamente favorevole a far salire le spese militari fino al 2% del Pil. «Il Tg1 ha censurato Papa Francesco», ha protestato il parlamentare, segretario della Commissione di Vigilanza sulla Rai. «Un caso senza precedenti, mai il tg di Rai1 aveva negato spazio al Santo Padre, per quanto le sue accuse possano apparire scomode». Ma il Tg1 non è stato solo, in questa opera censoria: la reprimenda di Bergoglio non ha trovato spazio nemmeno, il mattino seguente, sulle prime pagine dei principali quotidiani. Corriere della Sera e Repubblica, addirittura, nemmeno hanno dedicato alla notizia un articolo completo, relegandola in piccoli box interni molto avanti nella foliazione del giornale. Insomma, per dirla con una battuta, non c’è davvero più religione.
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