Giuseppe Matazzaro, il pedofilo che aveva violentato la ragazzina di 15 anni nel Beneventano per due anni, è stato ucciso. E ora tutti i sospetti sono ricaduti sul padre della bambina.
Il pedofilo ucciso – Era il giorno dell’Epifania del 2008 quando Michela si impiccò a un albero nelle campagne di Frasso Telesino, un piccolo centro in provincia di Benevento; aveva 15 anni e da due, come la sorella, subiva le violenze di un pastore, vicino di casa e amico di famiglia. Quel pastore, Giuseppe Matarazzo, è stato ucciso il 19 luglio scorso con due colpi di pistola al cuore; ieri i sospetti subito sorti sulle cause della sua morte sono diventati concreti.
Mandante del delitto – Il padre della bambina abusata è stato iscritto nel registro degli indagati il padre delle due ragazzine vittime degli abusi, anche lui pastore, mentre due uomini, Giuseppe Massaro, di 55 anni, e Generoso Nasta, di 30, sono stati arrestati per concorso in omicidio. Uno avrebbe fornito la Fiat Croma usata dagli assassini, l’altro l’avrebbe guidata; sui loro conti correnti, nei giorni successivi al delitto, sono state depositate alcune migliaia di euro: la ricompensa, secondo l’accusa. Manca ancora all’appello l’esecutore materiale, che potrebbe essere rintracciato a breve.
Il suicidio di Michela – Le violenze sulle due sorelle vennero scoperte proprio in seguito al suicidio di Michela, che era uscita di casa con il pretesto di dare da mangiare alle pecore e non era più rientrata. Scavando nel suo privato, infatti, i carabinieri trovarono indizi inconfutabili nei confronti di Matarazzo, che venne condannato in via definitiva a 11 anni e mezzo di reclusione.
Sospetti confermati – “L’omicidio di Giuseppe Matarazzo — hanno spiegato in conferenza stampa il procuratore di Benevento, Aldo Policastro, e l’aggiunto, Giovanni Conzo — è stato compiuto sicuramente su commissione e i due arresti di oggi sono solo l’inizio, perché le indagini vanno avanti alla ricerca di un eventuale intermediario e dei mandanti”. Mandanti che, secondo la Procura, sono proprio da «individuarsi nell’ambito familiare della ragazzina”.
La condanna – Nove anni di carcere, lo scorso giugno l’uomo era tornato a Frasso Telesino: un dolore grandissimo per i familiari di Michela, che lo incrociavano spesso per le strade del paese e non riuscivano a darsi pace. Così, quando la sera del 19 luglio il pastore fu ucciso davanti alla casa in cui viveva con i genitori, il pensiero corse subito a loro e in particolare al padre.
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