Spunta un audio inedito di Paolo Borsellino. Il magistrato era preoccupato per una scorta che lo proteggeva solo la mattina, ma non la sera, e aveva paura di essere ucciso. Borsellino aveva raccontato la sua preoccupazione alla Commissione Antimafia nel 1984: “Che senso ha – si domandava – essere accompagnato ogni mattina in ufficio, con tanto di strombazzamento di sirene, se poi, nel pomeriggio, gli autisti giudiziari non bastano per tutti?”.
Quello delle sirene è un suono che a Palermo ricordano bene: erano gli anni delle corse folli di auto blu per la città, gli anni di una guerra alla mafia che si combatteva per strada ma che stava arrivando anche nelle aule del tribunale grazie al lavoro di magistrati coraggiosi ma esposti ogni giorno alla morte. Sono gli anni in cui Borsellino e Giovanni Falcone, assieme agli altri magistrati del pool antimafia, stanno preparando il maxi-processo a Cosa Nostra.
“È un enorme processo”, rivela Borsellino, la voce bassa, un po’ preoccupata. “I fascicoli e le carte ormai riempiono intere stanze, è una mole incredibile, non possiamo più occuparcene soltanto con le nostre rubrichette”.
I timori e le preoccupazioni del magistrato, ucciso il 19 luglio del 1992 nella Strage di via D’Amelio a Palermo, sono riecheggiati oggi, martedì 16 luglio, tra le mura di Palazzo Madama, al Senato, durante la proiezione di un video in occasione della conferenza stampa organizzata dal presidente della Commissione Antimafia Nicola Morra. Palazzo San Macuto, infatti, ha deciso di declassificare tutti gli atti secretati dalle inchieste parlamentari dal 1962 al 2001.
Oggi sono state pubblicate le audizioni di Paolo Borsellino davanti alla Commissione. L’audizione del 1984 è la prima in cui si può ascoltare la voce del magistrato di cui tra pochi giorni ricorre il 27esimo anniversario della morte. In questi video scopriamo un Borsellino amareggiato, che non capisce perché debba rischiare la morte ogni giorno. O meglio: ogni pomeriggio: “Il pomeriggio è disponibile solo una blindata, che evidentemente non può andare a raccogliere quattro colleghi. Pertanto io, sistematicamente, il pomeriggio mi reco in ufficio con la mia automobile e ritorno a casa alle 21 o alle 22. Magari riacquisto la mia libertà, però non capisco che senso abbia farmi perdere la libertà la mattina per essere poi, libero di essere ucciso la sera”.
“È un Paolo Borsellino arrabbiato, non ce la fa a portare avanti il lavoro, è troppo e il magistrato non riesce a gestire un numero di procedimenti troppo elevato”, ha detto il procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero De Raho. “Sarebbe necessario, anche adesso, che la magistratura avesse la possibilità di curare la qualità, se vogliamo affrontare la mafia e la corruzione bisogna dedicarsi a tempo pieno e non si può rimanere sommersi. Il ministro della giustizia sicuramente provvederà con una serie di provvedimenti”.
“Poco alla volta potremo ottenere delle prospettive diverse che potrebbero far capire tanto ad alcuni e vergognare altri”, ha detto il presidente della commissione parlamentare antimafia Nicola Morra. “Oggi abbiamo voluto tributare un doveroso omaggio a Paolo Borsellino e al pool di magistrati” di allora.
Morra sarà presente alla cerimonia del 19 luglio, anniversario della strage di via d’Amelio. E mentre a Roma la voce di Borsellino fa commuovere, a Palermo il fratello del magistrato ucciso, Salvatore Borsellino, recrimina: “Non posso accettare che i pezzi di mio fratello, le parole che ha lasciate, i segreti di Stato che ancora pesano su quella strage vengano restituiti a me, ai suoi figli, all’Italia intera, ad uno ad uno. È necessario che ci venga restituito tutto, che vengano tolti i sigilli a tutti i vergognosi segreti di Stato ancora esistenti e non solo sulla strage di Via D’Amelio ma su tutte le stragi di stato che hanno marchiato a sangue il nostro paese”.