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    Così la pandemia ha cambiato il mondo dell’informazione

    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 1 Set. 2020 alle 12:59

    Qual è stato l’impatto della pandemia Covid-19 sul mondo del giornalismo? Se lo sono chiesti i ricercatori del progetto Media for Democracy Monitor 2020, condotto nell’ambito delle attività dell’Euromedia Research Group in diciassette paesi del mondo nel primo semestre 2020.

    Le considerazioni più evidenti riguardano il livello di credito e fiducia che il giornalismo ha guadagnato tra i cittadini durante i mesi della pandemia, Durante la crisi pandemica, le persone hanno tendenzialmente riconosciuto e premiato le informazioni affidabili. Se da un lato però si è assistito a una rinnovata fiducia nel mondo dei media, il modello di business basato sulla pubblicità è crollato, con conseguenze devastanti.

    La crisi del modello basato sulla pubblicità

    Se da un lato il servizio pubblico, così come i mezzi di informazione commerciali privati, hanno registrato una forte espansione nella richiesta di contenuti sia offline, sia online, importanti industrie nel settore del commercio e dei servizi hanno sospeso le attività promozionali, portando al crollo dei modelli di business dei media basati sulla pubblicità. Gli introiti pubblicitari del mercato dei media sono crollati di circa il 30-50%, a seconda dei paesi. Come conseguenza, centinaia di testate hanno cessato la propria attività o sono passati ad una pubblicazione esclusivamente online.

    Le sovvenzioni ai media negli altri Paesi

    Per diverse settimane le news relative al CoViD-19 hanno dominato il coverage arrivando a coprire fino al 70% dello spazio informativo. Parallelamente, la disinformazione e le fake news sono diventati fenomeni estremamente rilevanti sulle piattaforme digitali. I governi nazionali hanno reagito sostenendo finanziariamente le organizzazioni e le imprese dei media, anche in quei paesi normalmente avversi a garantire sussidi diretti all’informazione. La Germania, ad esempio, ha istituito un fondo di sostegno ai media di non meno di 200 milioni di euro. Il governo finlandese è tornato al regime di sovvenzioni precedentemente abbandonato. E il governo britannico ha deciso di spendere circa 35 milioni di sterline a sostegno del settore.

    Altri paesi hanno incrementato sostanzialmente il contributo erogato annualmente: l’Austria ha aumentato i sussidi per la stampa di una volta e mezza, la Svezia ha ampliato il regime di sovvenzioni di 70 milioni di euro e i Paesi Bassi hanno istituito un fondo di sostegno temporaneo di quasi 10 milioni di euro, con un’opzione per altri 24 milioni di euro da settembre a dicembre 2020.
    Nella maggior parte dei casi, le sovvenzioni sono state destinate a garantire il normale flusso di notizie e a mantenere il personale giornalistico al lavoro. Questo generalmente ha funzionato bene per i giornalisti impiegati in maniera stabile, ma ha trascurato il gran numero di giornalisti free-lance, come mostrano i Rapporti dalla Germania e dal Belgio.

    Il Portogallo (15 milioni di euro) e il Regno Unito (35 milioni di sterline) hanno deciso di stanziare fondi statali ai media sotto forma di campagne pubblicitarie pubbliche, mentre la maggior parte degli altri paesi concede i propri sussidi come sostegno a fondo perduto.

    Il contrasto alla disinformazione

    Pochissimi governi nazionali – fra i paesi inclusi nel campione MDM 2020 – hanno sviluppato una strategia per far fronte alla crisi dei media, al di là del salvataggio immediato delle imprese mediali. In Italia, ad esempio, AGCOM ha istituito quattro gruppi di lavoro, che includono rappresentanti del settore, per affrontare in modo strutturato gli effetti negativi della pandemia. Una task force ha lavorato (e lavora) ad esaminare la disinformazione online.

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