“Un’ala del terzo piano, dove era ricoverata a Belen, è stata chiusa e completamente riorganizzata: una mobilitazione da clinica privata, non giustificata per una struttura pubblica come l’ospedale di Padova”, la denuncia arriva dalla Cgil che commenta cosa è accaduto nell’ospedale di Padova quando a dover partitore è stata la showgirl Belen Rodriguez. La soubrette ha scelto di partire lì e non a Milano, dove abita e questo avrebbe scatenato la deferenza massima da parte degli operatori.
Un trattamento un po’ troppo speciale che avrebbe portato a malumori da parte di alcuni operatori sanitari poi sfociati in diverse segnalazioni. Si è dovuta organizzare una vera e propria macchina per tutelare la privacy di una celebrità che ha scelto Padova per partorire” ha detto Alessandra Stivali, della Fp Cgil, al Mattino di Padova. “Ci risulta che un’ala del terzo piano, dov’era ricoverata Belen, sia stata chiusa e riorganizzata. Quello che noi pensiamo però è che si tratta pur sempre di un ospedale pubblico, dove il personale è stato costretto a spendere energie per riorganizzare un intero piano oltre che per contenere la presenza di paparazzi. Insomma per delle necessità specifiche non giustificabili”.
Secondo Repubblica, nelle chat dei dipendenti del reparto di Ostetricia e ginecologia era stata diffusa anche la foto di un cartello di questo tipo: “Causa Belen, disattivati i pulsanti del terzo piano degli ascensori”.
Nel frattempo, Belen si è ritirata in una villa nei pressi di Padova per trascorrere del tempo con i suoi familiari, insieme a Luna Marì e al compagno Antonino Spinalbese, prossimo concorrente di Pekin Express, molto emozionato per essere diventato padre.