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    La sanità calabrese chiude l’ospedale Sant’Anna: 300 dipendenti rischiano di perdere il lavoro

    Alla base un cortocircuito burocratico con continui rimpalli di responsabilità tra gli enti. E intanto sono stati annullati 300 interventi salvavita già programmati, in quello che è un centro d'eccellenza per la cardiochirurgia di tutto il Sud Italia

    Di Antonio Scali
    Pubblicato il 12 Feb. 2021 alle 13:47 Aggiornato il 12 Feb. 2021 alle 16:34

    Più volte, su queste pagine, vi abbiamo raccontato i limiti e le falle della sanità calabrese, sommersa dai debiti e alle prese con dieci anni di commissariamento, rivelatosi finora piuttosto infruttuoso. A far scalpore in questi giorni è la notizia della chiusura dell’ospedale Sant’Anna di Catanzaro, una struttura d’eccellenza del Sud Italia, tra i principali centri di cardiochirurgia, certificato anche da AGENAS. Lo scorso 24 dicembre 2020, l’ASP di Catanzaro ne ha decretato la sostanziale chiusura con la conseguente perdita di lavoro per oltre 300 dipendenti e per tutto il personale medico operante.

    Ma non solo. Come spiega Giovanni Parisi, presidente del CdA di Villa S. Anna Spa, la disposizione dell’ASP ha comportato l’annullamento di 300 interventi salvavita già programmati. Cosa è accaduto? Alla base di tutto un cortocircuito burocratico. Il Sant’Anna Hospital, accreditato con la Regione nel 2012, alla scadenza dei canonici tre anni, ha presentato richiesta di rinnovo. Richiesta mai evasa con tanto di rimpallo di responsabilità tra enti.

    “Abbiamo subito fatto ricorso al TAR contro il provvedimento – spiega il presidente Parisi a Fanpage -, e alla data del 26 gennaio, il tribunale si è espresso dichiarando l’illegittimità del provvedimento ed annullandone gli effetti. L’ASP non ha però cambiato atteggiamento”. “Il cortocircuito istituzionale che noi abbiamo più volte rappresentato è avvenuto tra ASP e Regione – aggiunge Parisi -. Tutte le altre cliniche e le altre strutture private accreditate si trovano nelle medesime condizioni del Sant’Anna e cioè con un accreditamento in corso di rinnovo”. Per il 2020, però, il S. Anna non ha ricevuto un solo euro, a fronte di spese pari a 24 milioni di euro. “Siamo stati costretti – afferma con rammarico – ad attivare la Cassa Integrazione per i dipendenti, mentre per quanto riguarda i fornitori, purtroppo, non abbiamo potuto onorare le scadenze di fine anno”.

    Come accennato, il Sant’Anna è una struttura d’eccellenza per la sanità calabrese, con circa 890 interventi cardiochirurgici, 600 interventi di studio elettrofisiologia e 600 interventi vascolari in un anno: circa il doppio della somma delle altre due cardiochirurgie presenti in Regione. Diverse iniziative sono state portate avanti, diverse azioni sono state messe in campo dai 300 dipendenti e non solo, ma nessuna di queste ha avuto esito positivo. La grande eccellenza cardiochirurgica del Sud Italia – ci spiegano dal Sant’Anna – sta morendo sotto lo sguardo attonito di pazienti inermi e sotto l’indifferenza di molte istituzioni. In un momento di estrema difficoltà per la sanità soprattutto in Calabria, si privano i cittadini di una struttura che esegue annualmente circa 3.000 interventi dei quali 800-900 cardiochirurgici.

    Dura la presa di posizione del cardiochirurgo del Sant’Anna Alessandro Testa, che annuncia un esposto legale: “Comincia il tempo dell’azione legale, dell’intervento della legge che questi funzionari dovrebbero garantire e che invece lasciano languire nei cassetti delle loro scrivanie all’interno di uffici dove vige l’apartheid nei confronti del S. Anna Hospital. Lo faccio per me, per i miei colleghi, per tutti e invito chi si sente oltraggiato e danneggiato nel proprio diritto alla salute a fare altrettanto. Lo faccio anche per la dottoressa Luisa Latella (commissario dell’ASP di Catanzaro, ndr): visto che si trova così a proprio agio nei panni del giudice e della giuria, ho pensato di farle cosa gradita riservandole un’aula di tribunale tutta per lei”.

    La speranza è che questo appello, che TPI promuove, possa smuovere le coscienze di chi dovrebbe far qualcosa, evitando di assistere alla morte di un’eccellenza come il Sant’Anna. Qui in allegato anche la lettera del direttore sanitario, dottor Capomolla, inviata tra gli altri al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e al viceministro della Salute Pierpaolo Sileri, e che TPI pubblica.

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