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    Ospedale di Alzano, l’avvocato dei familiari delle vittime: “Andava chiuso, ora chi ha sbagliato paghi”

    Consuelo Locati, che assiste il Comitato ''Noi denunciamo'', e Luca Fusco, presidente e fondatore del Comitato, in procura a Bergamo durante il Denuncia Day, Bergamo, 10 giugno 2020. ANSA/ FILIPPO VENEZIA

    Il Comitato “Noi Denunceremo, verità e giustizia per le vittime di Covid 19” annuncia la presentazione di un altro centinaio di denunce

    Di Lorenzo Zacchetti
    Pubblicato il 16 Giu. 2020 alle 10:50

    Dopo le prime quaranta denunce depositate in procura mercoledì 10 giugno, nei prossimi giorni un altro centinaio di componenti del comitato “Noi Denunceremo, verità e giustizia per le vittime di Covid 19” si presenterà negli uffici di piazza Dante per chiedere giustizia per un proprio caro venuto a mancare nelle settimane calde dell’emergenza.

    Consuelo Locati, avvocato e coordinatrice (con Luca Fusco) del comitato, ha detto: “Si indaghi sulla mancata chiusura dell’ospedale di Alzano, nasce tutto da lì. Governo e Regione Lombardia approfittano del groviglio di normative per rimpallarsi le responsabilità. Noi siamo certi che vi siano responsabilità, credo che le indagini porteranno ad un processo e poi a una condanna che noi chiediamo fortemente. Se anche lo Stato avesse deciso di non istituire una zona rossa nei comuni di Nembro ed Alzano, in ogni caso avrebbe dovuto intervenire la Regione. Le nostre denunce non puntano il dito contro i medici, che si sono trovati da soli, in una Regione che ha demolito la medicina territoriale”, ha dichiarato ai microfoni della trasmissione “Nautilus” su Radio Cusano Tv Italia.

    “Il nostro primo obiettivo è quello di fornire una spiegazione a chi continua ad investire il Comitato di questa responsabilità di deposito di denunce, vogliamo fare chiarezza, ordine in questo groviglio di normative che ha portato ad un rimpallo di responsabilità tra Regione Lombardia e Governo –ha affermato Locati – In queste denunce chiediamo, dando a supporto strumenti, che l’autorità giudiziaria inizi ad indagare sulla mancata chiusura dell’ospedale di Alzano, perché riteniamo che da lì sia partito tutto e che la zona rossa sia solo una conseguenza di quello che non è stato fatto con l’ospedale di Alzano. C’è un protocollo di intervento, c’erano delle direttive, che imponevano la chiusura immediata del Pronto soccorso e dell’ospedale, cosa che tra l’altro è stata fatta per l’ospedale Bolognini che dipende sempre dall’azienda sanitaria di Bergamo est, l’autorità giudiziaria deve fare luce sul perché l’ospedale di Alzano non è stato chiuso”.

    “Dopodiché, io credo che queste indagini porteranno all’iscrizione nel registro degli indagati di alcune persone e poi ad una condanna che noi chiediamo fortemente. Noi siamo certi che vi siano responsabilità in questo senso. Se anche lo Stato avesse deciso di non istituire una zona rossa nei comuni di Nembro ed Alzano, in ogni caso avrebbe dovuto intervenire la Regione, parlo anche dei sindaci. Le nostre denunce non puntano il dito contro i medici, nemmeno i medici di base. C’è stata, soprattutto in Lombardia, un’opera di demolizione della medicina territoriale di base in favore di una medicina privata. I medici di base, soprattutto in questo frangente pandemico, si sono trovati da soli, non avevano nessuna indicazione da parte di Ats e da parte della Regione. Anzi, il 23 marzo, la Regione ha emanato una delibera che impediva ai medici di base di visitare personalmente i pazienti che presentavano sintomi Covid”.

    L’inchiesta di TPI sulla mancata chiusura della Val Seriana per punti:

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