C’è preoccupazione in Piemonte per la situazione dell’ospedale “San Lazzaro” di Alba, in provincia di Cuneo. Un ospedale che, secondo quanto denunciato dagli esponenti locali del Partito Democratico, sarebbe sovraccarico, e presenterebbe diversi problemi in merito alla gestione dei pazienti. Già a inizio aprile, l’Asl Cn2 della zona aveva lanciato l’allarme: “I reparti di ricovero attivi nel presidio San Lazzaro offrono più di 100 letti e sono quasi al completo – aveva dichiarato il direttore generale Massimo Veglio – è, dunque, importante rispettare le restrizioni al contatto sociale, soprattutto per ridurre il peso sulle strutture sanitarie”.
La stessa Asl aveva fatto sapere che era in corso un monitoriaggio di strutture residenziali e per anziani, tra cui l’Istituto Ferrero di Alba e la casa di riposo I Glicini di Bra. Negli ultimi giorni, il Pd locale ha rilanciato l’allarme, non solo in riferimento alla struttura di Alba, ma anche ai vicini ospedali di Bra e Verduno. In riferimento ad Alba, la lettera degli esponenti dem segnala “una saturazione e un carico di lavoro tali da mettere in forse la resistenza degli operatori sanitari, anche per la cronica carenza di Dpi e di tamponi. La decisione di assumere tutto personale medico alla prima esperienza – continua la missiva – escludendo anche la mobilità interna all’Asl, alla prova dei fatti si è rivelata inadeguata per non dire azzardata. Ora quindi è indispensabile e urgente creare le condizioni per un progressivo ripristino della normalità di funzionamento del nosocomio di Alba: anche perché ci sono decine di migliaia di utenti no covid che hanno bisogno anch’essi di cure, seppure non urgentissime, che invece sono state rinviate a data da definirsi”.
All’ospedale di Verduno, invece, si registra una carenza di medici. Come riporta Repubblica, in quell’ospedale “sono ricoverati 50 pazienti covid, 4 in terapia intensiva. Sono confinati in un’area del quinto piano dove ci sono anche i letti di terapia intensiva. In un’altra ala dell’edificio è pronto il reparto di medicina generale: 85 posti letto pronti per essere occupati”. Ma, appunto, mancano i medici per farli funzionare, a causa di contratti di lavoro di sole tre settimane, che hanno costretto il commissario Giovanni Monchero a lanciare un appello alla Protezione Civile. Appello che è stato ascoltato e che ha permesso all’ospedale di ripartire, in mezzo però a numerose difficoltà. L’idea di fondo sarebbe proprio di trasferire a Verduno, il prima possibile, i pazienti di Alba e anche quelli dell’ospedale di Bra. Se così non si facesse, infatti, la situazione ad Alba potrebbe degenerare, con una struttura già sovraccarica di pazienti. Col rischio che possano nascere anche nuovi focolai di contagio da Covid. Se invece i pazienti venissero trasferiti, l’ospedale di Alba a quel punto potrebbe essere riconverito a struttura Covid.
Un intreccio, quelllo tra i tre ospedali di Alba, Bra e Verduno, dal quale può dipendere, almeno in parte, il contenimento dell’epidemia in Piemonte, una regione che vede dati di contagio ancora alti, in procinto di superare l’Emila-Romagna al secondo posto in assoluto tra le regioni italiane (dietro la Lombardia). Una regione, insomma, che non può permettersi passi falsi, tantomeno nella gestione degli ospedali.
Come Pd del territorio che fa capo all’Asl Cn2, vogliamo richiamare l’attenzione sulla difficile situazione dei nostri tre ospedali: Alba, Bra e Verduno. Abbiamo approvato senza remore la decisione di adibire provvisoriamente Verduno al ruolo di ‘covid hospital’, abbiamo a fatica accettato l’affidamento della realizzazione a un commissario individuato nel dottor Monchiero (creando in tal modo due diverse linee di comando nell’Asl). Ma siamo rimasti sconcertati, come tutta l’opinione pubblica, dall’estromissione dei due primari incaricati a Verduno dopo una sola settimana dall’avvio della struttura: le giustificazioni tecniche date dall’assessore francamente non paiono sostenibili a nessuno, e se reali sarebbero una prova di incompetenza di chi ha gestito la cosa. Riconosciamo l’intenso lavoro condotto dall’Asl nei confronti delle case di riposo dove si sono creati gravi focolai di contagio, a cui si è posto argine (seppure in ritardo) anche grazie all’Esercito e a operatori sanitari comandati in emergenza sul luogo; ringraziamo tutti loro e gli amministratori locali che hanno sollecitato gli urgenti interventi.
Questi dolorosi eventi non depongono a favore dell’affidamento a privati di funzioni socioassistenziali così diffuse e non sufficientemente controllate. E’ positivo il fatto che sia stata avviata l’Unità Speciale di Continuità Assistenziale (Usca), con due sedi ad Alba e Bra, con medici e infermieri che monitorano i pazienti sia sul territorio che nelle Rsa. Chiediamo che il personale sia adeguatamente fornito dello strumentario necessario e delle dovute protezioni. In quale situazione ci troviamo ora? Il covid hospital di Verduno è largamente sottoutilizzato, sia come numero di degenti (al 14 aprile ne risultano 45, su una disponibilità pianificata di 100) sia soprattutto come funzioni svolte. I malati vengono portati da Alba a Verduno solo per la convalescenza o poco più, con un enorme spreco delle risorse umane e materiali ivi disponibili.
Siamo felici che non ci siano criticità tali da riempire la struttura, ma questo sarebbe corretto se invece all’ospedale di Alba non vi fosse una saturazione e un carico di lavoro tali da mettere in forse la resistenza degli operatori sanitari, anche per la cronica carenza di Dpi e di tamponi. La decisione di assumere tutto personale medico alla prima esperienza, escludendo anche la mobilità interna all’Asl, alla prova dei fatti si è rivelata inadeguata per non dire azzardata. Ora quindi è indispensabile e urgente creare le condizioni per un progressivo ripristino della normalità di funzionamento del nosocomio di Alba: anche perché ci sono decine di migliaia di utenti no covid che hanno bisogno anch’essi di cure, seppure non urgentissime, che invece sono state rinviate a data da definirsi. La situazione è ancora più negativa per l’ospedale di Bra: esso è stato privato nel giro di 48 ore del proprio Pronto Soccorso, con una decisione difficilmente giustificata da sole motivazioni emergenziali. Con l’ulteriore chiusura dei reparti di Chirurgia, di Ortopedia e della Sala gessi (dichiarate come temporanee ma dal futuro del tutto incerto), l’ospedale non è più in grado di rispondere ai bisogni di altrettante decine di migliaia di cittadini, senza neppure la motivazione dell’impegno sull’emergenza covid in cui non è stato coinvolto.
Come Partito Democratico chiediamo dunque con forza che:1) si utilizzi la struttura di Verduno per le finalità per cui è stata allestita a covid hospital. Oppure si prenda atto che viene adibita a convalescenze destinate ad esaurirsi il prima possibile (cosa che sarebbe ottimale per il futuro del nosocomio); 2) si riprendano le attività ordinarie ad Alba, seppure con la necessaria gradualità; 3) si assicuri una ripresa accettabile delle prestazioni a Bra, ripristinando i servizi sospesi; 4) si predispongano ipotesi realistiche di pianificazione del trasferimento dei due nosocomi a Verduno. Saremo estremamente attenti allo sviluppo di questa pianificazione, augurandoci che il venir meno dell’emergenza covid consenta di restituire a tempi brevi l’ospedale di Verduno alla destinazione per cui è nato, dopo tanti ritardi e sovracosti: cioè una struttura di eccellenza non solo a livello territoriale ma con ruoli di punta anche a livello regionale.
Per questo la dirigenza dell’Asl Cn2 dovrà interfacciarsi con l’assessorato regionale per pensare già ora alle possibili funzioni aggiuntive rispetto ai due ospedali preesistenti, come già avvenuto per la Radioterapia. Tenendo conto del ruolo importante che ha svolto e deve svolgere in futuro la Fondazione Nuovo Ospedale, in quanto voce autorevole e super partes del nostro territorio.Per quanto ci riguarda come forza politica, diciamo fin d’ora che siamo del tutto contrari alle ipotesi, che già circolano a vari livelli, di una privatizzazione del nosocomio di Verduno, anche sotto la forma magari di una società mista pubblico-privata.Concludiamo ribadendo che il Partito Democratico non può, per una malintesa concordia istituzionale in tempi di crisi, esimersi dal valutare nel merito la gestione dell’epidemia portata avanti dalla giunta Cirio in Piemonte.Dalla delibera (20/03) con cui si autorizza il trasporto di malati covid nelle case di riposo; al numero esiguo di tamponi effettuati sul territorio (un terzo rispetto al Veneto); alla protratta carenza di Dpi per gli operatori; al progetto di allestire un covid hospital alle Ogr di Torino (mentre vi sono ex-strutture ospedaliere in condizioni che permetterebbero centinaia di ricoveri): molte sono le riserve che abbiamo sollevato a livello regionale, senza dimenticare le difficoltà obiettive della situazione, ma senza sentirci costretti ad avallare scelte a nostro parere sbagliate.
L’inchiesta di TPI sulla mancata chiusura della Val Seriana per punti:
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