Omicidio Vannini, azione disciplinare contro la pm che si occupò del caso
Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ha promosso un’azione disciplinare contro la pm che si occupò del caso dell’omicidio di Marco Vannini, giovane ucciso da un colpo di pistola nel maggio del 2015, mentre era a casa della fidanzata a Ladispoli, sul litorale romano.
A rivelarlo è Il Messaggero, secondo cui alla pm Alessandra D’Amore verrebbe contestato di aver condotto le indagini sulla morte del ragazzo in maniera superficiale e di conseguenza di aver arrecato “un ingiusto danno ai genitori del ragazzo”.
La pm avrebbe già chiesto di essere ascoltata nei prossimi giorni per chiarire ogni aspetto della vicenda.
Omicidio Vannini: la sentenza d’Appello
La notizia dell’azione disciplinare arriva pochi giorni dopo la decisione della Cassazione di disporre un processo di appello bis, annullando, dunque, la sentenza di secondo grado che aveva visto una riduzione della pena, da 14 a 5 anni di reclusione, per Antonio Ciontoli, padre della fidanzata di Marco Vannini e principale imputato dell’omicidio.
La decisione di promuovere un’azione disciplinare nei confronti della pm D’Amore è stata commentata anche dal legale dei genitori di Marco Vannini, i quali hanno dichiarato: “Non vogliamo commentare iniziative disciplinari ma ci limitiamo a dire che in primo grado le indagini sono state svolte in modo da raccogliere una montagna di elementi più che sufficienti a dimostrare la colpevolezza degli imputati. Nel caso va valutato il comportamento dei giudici”.
“Il pubblico ministero – aggiunge l’avvocato Celestino Gnazi – nel processo di primo grado ha portato avanti l’accusa di omicidio volontario per tutta la famiglia Ciontoli e non era scontato. Così come non era scontato e semplice presentare un ricorso in Appello”.