“Abbiamo scoperto che Antonio Sciuto aveva piazzato un Gps sotto l’auto di mia figlia. Era riuscito a intrufolarsi nel giardino di casa nostra, per sentire cosa dicevamo attraverso un tubo”. Parla così il padre di Vanessa Zappalà, la 26enne uccisa con diversi colpi di pistola sparati dal suo ex fidanzato sul lungomare di Aci Trezza, in provincia di Catania, di Antonino Sciuto, il 39enne già denunciato per stalking dalla vittima e trovato impiccato in un terreno di uno zio poche ore dopo il delitto.
La vittima aveva denunciato Sciuto lo scorso primo giugno. Otto giorni dopo i carabinieri l’avevano arrestato in flagranza, per l’ennesima incursione a casa. E la procura aveva chiesto i domiciliari, “considerato il concreto e attuale pericolo che possa insistere nel proprio comportamento illecito”. Il giudice per le indagini preliminari però ha ritenuto sufficiente il “divieto di avvicinamento alla persona offesa e ai luoghi che frequenta”. “Si può fare affidamento sullo spontaneo rispetto delle prescrizioni da parte dell’indagato (non gravato da precedenti penali recenti e specifici)”, ha scritto il gip Andrea Filippo Castronuovo.
Ed è con il gip che se la prende il padre di Vanessa. “La sua morte è una sconfitta per lo Stato”, dice a Repubblica.
La ragazza da tempo temeva per la propria incolumità e in un taccuino la 26enne aveva segnato tutti gli ultimi raid di Sciuto: “Due giugno, davanti al panificio dove lavoro: 10,35 e 13,05. Tre giugno: 9,45. Quattro giugno: 20,13. Cinque giugno: 12,05”. Il 7 giugno si era presentato davanti casa: “15,58; 17,15; 17,26; 18,47; 18,50″. E poi la nota: «Ho angoscia, timore, paura. Ha messo un Gps sotto la mia auto, mi segue ovunque”.