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    Omicidio Verzeni, gli inquirenti puntano sullo stesso metodo del caso Gambirasio

    Di Enrico Mingori
    Pubblicato il 16 Ago. 2024 alle 13:24 Aggiornato il 16 Ago. 2024 alle 15:12

    Per tentare di risolvere il giallo dell’omicidio di Sharon Verzeni, gli inquirenti stanno seguendo un metodo simile a quello che fu utilizzato nelle indagini per il caso di Yara Gambirasio. Tutti i residenti della strada in cui è avvenuto il delitto sono stati sottoposti al test del Dna: le tracce genetiche raccolte saranno poi confrontate con quello rilevate sul cadavere della 33enne uccisa a coltellate a Terno d’Isola, in provincia di Bergamo, nella notte tra il 29 e il 30 luglio.

    Si tratta, appunto, di un modus operandi che ricorda quello messo in atto più di dieci anni fa dalla stessa Procura orobica per risalire all’assassino della piccola Yara, la 13enne di Brembate scomparsa il 26 novembre 2010 e ritrovata assassinata il 26 febbraio 2011.

    In quel caso gli accertamenti sul Dna furono più estesi – riguardarono 22mila residenti della zona – e condussero all’arresto di Massimo Bossetti, poi condannato in via definitiva per l’omicidio. Il caso Gambirasio è tornato sotto i riflettori nelle ultime settimane per il successo avuto dalla serie tv “Oltre ogni ragionevole dubbio”, che mette un dubbio la colpevolezza di Bossetti.

    Nelle indagini sull’assassinio di Sharon Verzeni, sono stati i residenti di via Castegnate a Terno d’Isola a essere stati sottoposti al test genetico. È  in quella strada che la donna, ancora in vita, ha telefonato al 112 per chiedere aiuto dopo essere stata colpita da quattro fendenti.

    I Ris di Parma stanno ancora analizzando gli abiti indossati dalla donna al momento dell’omicidio e le altre tracce trovate sul suo corpo. Al momento non c’è ancora nessun indagato sul registro degli indagati.

    Nei giorni scorsi i Carabinieri di Bergamo hanno convocato per la seconda volta il compagno della vittima, Sergio Ruocco, 37 anni, idraulico, sentito per oltre 5 ore come persona informata dei fatti. Inizialmente i sospetti si erano concentrati proprio su di lui – com’è normale in casi del genere – ma il suo alibi è risultato solido.

    Il compagno della vittima aveva detto di essere rimasto a casa quella sera e, in effetti, nei filmati girati da due telecamere di videosorveglianza dei vicini di casa della coppia si vede solo Verzeni uscire dall’abitazione verso mezzanotte e poi nessun altro.

    Su consiglio della dietologa, la donna da qualche tempo aveva l’abitudine di fare camminate notturne. Capitava che Ruocco la accompagnasse, ma quella sera – come era già capitato altre volte – l’uomo aveva preferito rimanere a casa perché stanco e perché faceva molto caldo.

    I Carabinieri stanno analizzando oltre cento ore di filmati girati dalle telecamere di Terno d’Isola e dei paesi circostanti, ma per il momento non sarebbe emerso nulla di significativo.

    Non è ancora chiaro se Verzeni – che lavorava come barista in una pasticceria nel vicino paese di Brembate – sia stata uccisa da qualcuno che conosceva o da un malintenzionato che ha aggredito semplicemente una donna sola che passava di lì in quel momento.

    Nessuna pista è esclusa, anche se l’ipotesi della rapina finita male sembra improbabile, dal momento che la 33enne era uscita senza portafogli e che non le è stato rubato nemmeno lo smartphone (con il quale, fra l’altro, lei stessa, ancora in vita, ha allertato i soccorsi).

    LEGGI ANCHE: “Sharon uccisa perché ha rifiutato delle avance”: la teoria del suocero di Verzeni

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