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    Roberta Bruzzone: “Sharon Verzeni conosceva il suo assassino, ha fatto solo 630 metri in 50 minuti”

    Credit: AGF e Facebook
    Di Enrico Mingori
    Pubblicato il 16 Ago. 2024 alle 17:51

    Sharon Verzeni conosceva il suo assassino. Ne è assolutamente certa la criminologa Roberta Bruzzone, secondo cui la 33enne – uccisa nella notte tra il 29 e il 30 luglio a Terno d’Isola, in provincia di Bergamo – ha avuto una “interazione prolungata” con il killer prima di essere accoltellata a morte.

    La deduzione dell’esperta fa leva sull’analisi del contapassi della vittima, che quella sera era uscita di casa per una delle sue consuete camminate serali consigliatele dalla dietologa. “La ragazza – fa notare Bruzzone parlando con l’agenzia Adnkronos – ha percorso 630 metri in circa 50 minuti. Una distanza che una persona abituata a camminare avrebbe coperto in 5 o 6 minuti”.

    Per la criminologa non ci sono dubbi: “Non si tratta di un’aggressione improvvisa, ma di un incontro prolungato, durante il quale la ragazza ha interagito con il suo carnefice”.

    “La dinamica del delitto – rimarca Bruzzone – indica chiaramente che Sharon ha avuto un’interazione prolungata con il suo carnefice prima di essere uccisa”.

    A oltre due settimane dall’omicidio, le indagini dei Carabinieri di Bergamo – coordinati dalla Procura orobica – proseguono senza sosta. Tutti i residenti della strada in cui è avvenuto l’omicidio – via Castegnate – sono stati sottoposti al test del Dna alla ricerca di profili compatibili con le tracce trovate sul cadavere della donna.

    Si tratta di un metodo che ricalca quello seguito oltre dieci anni fa, sempre nel Bergamasco, nelle indagini sull’omicidio di Yara Gambirasio. Bruzzone approva: “La scelta di limitare l’indagine ai residenti di quella via – osserva – è una mossa strategica molto sensata, anche perché il numero di test necessari è relativamente contenuto”.

    La criminologa esclude, invece, l’utilità di eventuali test del Dna su vasta scala: “Gli investigatori – dice – hanno già in mano una profilazione preliminare, capace di indirizzare l’indagine verso sospetti specifici”.

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