Omicidio Saman Abbas, il padre intercettato: “Ho ucciso mia figlia”
“Ho ucciso mia figlia”. Lo ha detto il padre di Saman Abbas in una telefonata intercettata poche settimane dopo la scomparsa della 18enne di Novellara avvenuta ad aprile 2021. La confessione è agli atti del processo per l’omicidio della ragazza pakistana, che si era opposta a un matrimonio combinato con un cugino. A Reggio Emilia saranno imputati tre dei cinque famigliari che secondo l’accusa hanno ucciso Saman e poi hanno nascosto il corpo, mai più ritrovato. Mancano ancora all’appello i genitori, la madre Nazia Shaheen e il padre Shabbar, che all’epoca della telefonata era già fuggito in Pakistan.
“Per me la dignità degli altri non è più importante della mia”, ha detto a un parente nella telefonata intercettata poco più di un mese dopo la scomparsa della figlia. “Io ho lasciato mio figlio in Italia”, ha continuato, facendo riferimento al fratello di Saman, ora affidato a una comunità protetta. “Ho ucciso mia figlia e sono venuto, non me ne frega nulla di nessuno”. Ai carabinieri, il parente ha dichiarato che il padre lo aveva chiamato per intimargli di non parlare di lui. “Io sono già rovinato, avete parlato di me in giro, non lascerò in pace la vostra famiglia”, aveva detto il latitante, nelle parole del parente. “Io sono già morto, l’ho uccisa io, l’ho uccisa per la mia dignità e per il mio onore. Noi l’abbiamo uccisa”, aveva aggiunto.
Il processo prenderà il via il prossimo 10 febbraio a Reggio Emilio e vedrà tra gli imputati lo zio Danish Hasnain e i due cugini Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq, arrestati negli scorsi mesi in Francia e in Spagna. Hasnain è ritenuto la mente del progetto criminoso, definito dagli inquirenti “pazzesco”.