Parla il maresciallo che ha soccorso Willy Monteiro
“Una scena disperata, tra le più cruenti della mia carriera“. Il maresciallo Antonio Carella, tra i primi a soccorrere Willy Monteiro Duarte, il ragazzo italo-capoverdiano di 21 anni morto dopo un pestaggio, racconta al Corriere della Sera quanto accaduto nella notte tra sabato 5 e domenica 6 settembre a Colleferro.
Erano le 3,30 di domenica scorsa quando alcune grida, diverse dal frastuono ordinario, raggiungono l’alloggio di servizio del militare. Pochi minuti e il caporale, 53 anni, è in strada, davanti all’aiuola che si affaccia in largo Santa Caterina. Il maresciallo Carella vede una decina di ragazzi attorno al corpo steso a terra di Willy. Un giovane di Colleferro ha provato ad estrargli la lingua dalla bocca per farlo respirare. Ma Willy non era più cosciente.
Il maresciallo interviene. Verifica il respiro di Willy e chiama subito i soccorsi: “Non ho mai perso il contatto con i ragazzi che si erano radunati attorno a Willy”, racconta. Uno dei giovani sul posto mostra al militare una foto scattata con il cellulare che ritrae l’auto dalla quale sono scesi Gabriele e Marco Bianchi, i due fratelli arrestati con l’accusa di omicidio preterintenzionale insieme ad altri due giovani: Mario Pincarelli e Francesco Belleggia (quest’ultimo ai domicialiari). Così il maresciallo Carella invia l’immagine al proprio comandante, chiedendo i soccorsi di un’altra pattuglia. “Sono rimasto accanto a Willy tutto il tempo necessario finché non lo hanno portato via. Ero in pena per lui come fosse un figlio” […] invitandolo […] “a resistere, a tenere duro”.