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    Nuovo ceppo Covid: l’opinione dei virologi Pregliasco, Galli e Crisanti

    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 20 Dic. 2020 alle 18:26 Aggiornato il 20 Dic. 2020 alle 18:26

    Nuovo ceppo Covid, Galli: “Serve calma, potrebbe essere già passato”

    “Sulla variante inglese del virus serve calma: potrebbe non essere più cattiva e forse è già passata”. Comunque, anche se “il nuovo ceppo si diffonde più velocemente non significa che farù più morti. E i vaccini non crede che saranno inefficaci”. Lo sostiene l’infettivologo Massimo Galli, primario dell’ospedale Sacco di Milano e docente all’università Statale del capoluogo lombardo all’Aria di domenica su La7. “È chiaro che questa questione va meglio definita. Non abbiamo ancora una pubblicazione scientifica, abbiamo sintetici rapporti. D’accordo, stiamo attenti ma temo sia verosimile che Oltremanica ne sia passata un bel po’”.

    Nuovo ceppo Covid, Crisanti: “Non sappiamo se vaccini la coprono”

    “Non si sa se la risposta immunitaria prodotta dai vaccini copre anche questa variante” di Coronavirus, commenta all’Adnkronos il virologo Andrea Crisanti. “Bisogna verificare se questa variante si trova già in Italia e quindi dare risorse ai laboratori per fare i sequenziamenti. Più si diffonde più causa malattie e morti, è evidente”, spiega Crisanti.

    La nuova variante “è apparsa questa estate in Spagna ed effettivamente ha un R0 superiore agli altri – spiega quindi il virologo e docente di microbiologia dell’università di Padova -. Non si sa se la risposta immunitaria prodotta dai vaccini copre anche questa variante, è un interrogativo al quale ancora non c’è risposta”. Una cosa del genere, tuttavia, è già accaduta, spiega il virologo, “con la variante di Shanghai che ha soppiantato quella di Wuhan”. Quanto sta accadendo, dunque, “è normale” dice Crisanti, che precisa: “Non è che non bisogna allarmarsi ma bisogna cercare di capire cosa sta accadendo, quanto questa variante si diffonde rispetto all’altra, se è più virulenta e se pone effettivamente problemi al vaccino, tutti quesiti ai quali non abbiamo risposta”.

    Nuovo ceppo Covid, Pregliasco: “Ce lo aspettavamo”

    “Una nuova variante? Non mi sorprende affatto”, afferma all’Agi Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università degli Studi di Milano, interpellato sul nuovo ceppo di Covid 19 che ha indotto la Gran Bretagna a imporre un nuovo lockdown durante le feste natalizie.    “Di varianti – afferma – ne sono state individuate già una dozzina. Quindi ce lo aspettavamo che prima o poi una avrebbe iniziato a circolare. Le differenze? E’ come l’altro ma più aggressivo”. Pregliasco spiega che le “varianti fanno parte dell’adattamento del virus all’ospite. Questo ceppo ci è riuscito, è molto furbo, diciamo così. Ha trovato un meccanismo di aggressione più efficace. Non si diffonde più velocemente quindi, ma è più aggressivo, ha una contagiosità maggiore e quindi una capacità diffusiva maggiore ed è questo quello che preoccupa, ma non stupisce. La capacità infettante è la stessa”.
    “L’impatto sul vaccino? “È prematuro pensare che possa avere una azione negativa sulla vaccinazione – ha aggiunto Pregliasco – bisogna vedere dove sono esattamente le variazioni genetiche e come incidono sugli anticorpi. Questi virus si replicano in modo sistematico, non correggono gli errori di replicazione che potrebbero rappresentare una caratteristica vantaggiosa che diventa dominante. Paradossalmente, è un  po’ come una sorta di ‘Negroni sbagliato’, per intenderci, che alla fine finisce per piacere e viene bevuto anche se ‘sbagliato’ e si diffonde come variante che spopola”.
    Ma il virus potrebbe arrivare in Italia, “non è facile fermarlo, anche perché, nonostante il lockdown, vuoi che non ci sia qualcuno che si sposta dall’Inghilterra? La prima volta, il virus era arrivato dalla Cina e dalla Germania. Ora dall’Inghilterra… vai a capire come. Ma la peculiarità del virus, anche di questo mutato, che lo rende perfido, sta nel fatto che la gran parte delle infezioni sono inapparenti. Il Sars Cov1 contagiava in sintomaticità, quindi si individuava e si poteva spegnere l’infezione. Qui invece, ci sono gli asintomatici e la cosa sfugge. Va dato atto comunque, che rispetto al passato, i nostri laboratori hanno grande capacità di monitorare le variazioni e la tempistica delle informazioni è molto più rapida, all’avanguardia”.
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