“Le donne non ci stanno ad abbassare la testa”, le attiviste di Non Una Di Meno a TPI | VIDEO
Sono oltre 100mila le persone che hanno sfilato a Roma per il corteo organizzato dal movimento Non Una Di Meno, partito oggi intorno alle 15 da piazza della Repubblica e arrivato a piazza San Giovanni. “Saremo rivolta” è lo slogan scelto per la manifestazione di oggi, 23 novembre, a due giorni dalla Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
Oltre ai fazzoletti fucsia tipici di Non Una Di Meno quest’anno tra le manifestanti c’erano anche nasi da clown e maschere che richiamavano quella di “Mimo”, Daniela Carrasco, la donna stuprata, torturata e impiccata nella periferia di Santiago del Cile, dopo aver partecipato alle proteste. Daniela è diventata il simbolo della resistenza e della rivolta contro il potere maschile e repressivo.
In Italia, invece, l’ultimo femminicidio è avvenuto alla vigilia della manifestazione. A Palermo, infatti, una donna di 30 anni, Ana Maria Lacramioara Di Piazza, è stata uccisa a coltellate da un imprenditore di Partinico con cui aveva una relazione.
“Siamo qui per la ragione stessa per cui siamo nate”, dice Roberta Ferrari, attivista di Non Una Di Meno, a TPI. “Per dire ancora una volta che le donne non ci stanno ad abbassare la testa”.
Gli spazi delle donne e il cambiamento culturale
“Il fenomeno della violenza maschile contro le donne non va trattato come se fosse un’emergenza, serve un approccio culturale, che parta dalle scuole, dalle famiglie, dal linguaggio”, dice a TPI Simona Ammerata, di Non Una Di Meno e Lucha y Siesta. Al centro del corteo di oggi di Non Una Di Meno a Roma ci sono anche le istanze dei luoghi delle donne, quei centri antiviolenza che – proprio come Lucha y Siesta – rischiano lo sgombero. “La Casa delle donne Lucha y Siesta in questo momento è in pericolo, è a rischio sgombero da circa un anno. Noi diciamo che deve continuare ad esserci e deve essere regolarizzato. Ma non è l’unico luogo delle donne a essere a rischio”, aggiunge Simona.
Lella Palladino, presidente D.i.Re Donne in Rete contro la violenza, ai microfoni di TPI dice di non essere stupida dai dati allarmanti pubblicati negli ultimi giorni su femminicidi e violenza contro le donne: “Dal nostro osservatorio privilegiato della Rete nazionale dei centri antiviolenza sappiamo che la violenza maschile sulle donne è persistente, non cessa – anzi – registriamo un’efferatezza maggiore e modalità ancora più scomposte per controllare le vite delle donne e dei bambini”.
“Questo paese è regredito, è tornato indietro a prima della Repubblica, come abbiamo visto con le diverse proposte di legge presentate l’anno scorso”, prosegue Lella Palladino. “A una regressione culturale corrisponde un aumento di violenza. Del resto anche persone con responsabilità istituzionali importanti hanno sdoganato il sessismo e un linguaggio volgare, aggressivo, e la possibilità di denigrare e svalutare le donne”.
Sui 30 milioni promessi dalla ministra per le Pari Opportunità Bonetti per i centri antiviolenza, la presidente di D.i.Re sottolinea: “Il punto non è che mancano le risorse stanziate, è che non arrivano a noi. Abbiamo denunciato molte volte il rallentamento dei tempi, l’erogazione con tempi incerti e scarsa trasparenza. Ormai dal 2014 denunciamo inoltre il fiorire di realtà che si improvvisano, definendosi centri antiviolenza, ma che non hanno esperienza e non sono legati ad associazioni indipendenti, non sono femministi, quindi non danno alle donne le risposte di cui hanno bisogno”.
La diretta di TPI dal corteo Non Una Di Meno, con Enrica Rigo, attivista di Non Una Di Meno e docente all’università di Roma Tre: