A Trieste erano sotto gli idranti con il rosario in mano. Al “No Paura Day” di Torino, ma anche a Milano e in altre piazze d’Italia, erano (e sono) in piedi, ogni settimana, a recitare preghiere davanti alle chiese. Hanno fatto novene riparatrici contro l’apertura della mostra sulla Porta dell’Inferno di August Rodin alle Scuderie del Quirinale. Ma non si limitano a pregare: gestiscono radio e web tv, hanno canali YouTube, si organizzano tramite Telegram e Facebook. E sono migliaia: sono i duri e i puri del movimento no vax, i cattolici contro la linea ufficiale della Chiesa. Vaccinarsi, per loro, non è “un atto d’amore” ma una garanzia di dannazione. Per dirla con Francesco Lamendola, un filosofo che va forte in questo mondo: «Bergoglio e i vescovi stanno incitando a rendersi complici del peccato più grave che ci sia al mondo, la soppressione volontaria di nascituri concepiti per denaro».
È un mondo così. Di fake news e Ave Marie. Che ribolle di anti-modernismo e vive di crociate contro l’aborto, il gender, il ddl Zan, i massoni, gli ebrei, le femministe, l’Europa e gli immigrati. E «non importa se ci diranno che siamo fanatici, estremisti, fondamentalisti cattolici. Chi se ne frega di quel che dice Bergoglio: noi annunciamo Gesù Cristo» scalda gli animi su Radio Domina Nostra don Alessandro Minutella, l’ex parroco di Boccadifalco (Palermo) che nel 2018 è stato scomunicato per eresia ma vanta un milione di visualizzazioni YouTube. La sua furia fa il paio con quella di don Curzio Nitoglia, no vax a Velletri con mezzo milione di followers: «La situazione odierna è peggiore di quella che precedette l’abbattimento della Torre di Babele, il Diluvio Universale, la distruzione di Sodoma e Gomorra».
Non è l’unico prete a evocare l’inferno per i vaccinati. A Roma don Giorgio Ghio recita messe “vetus ordo” e spiega che «vaccinarsi è peccato». A Bergamo il vescovo ha dovuto richiamare don Emanuele Personeni, don Alessandro Nava e don Andrea Testa, parroci di Ambivere, Mapello e Valtrighe, che di notte distribuivano opuscoli no vax nelle buche delle lettere dei parrocchiani. A Monterosso, in Liguria, padre Rocco Grippo è stato contestato per aver «inviato messaggi e video no vax tramite WhatsApp ai propri fedeli». A Latisana ecco scatenarsi don Fabio Filipputi, no vax con 5mila amici e 900 follower su Facebook, e a Mileto ecco don Pietro Cutuli, già firmatario di un appello a votare il Popolo della famiglia, tuonare che dietro i vaccini «c’è la promozione di Satana». A Sant’Arcangelo Trimonte (Benevento) don Francesco Collarile si è distinto predicando che «il vaccino è una porcheria fatta con gli aborti»; e don Paolo Pasolini ha rincarato, da Cesena, che ci sono «aziende statali o private che farebbero ingravidare le donne per farle abortire al quarto o quinto mese per asportare loro il feto vivo e usarne gli organi per la sperimentazione dei vaccini anti-Covid».
I vescovi intervengono, naturalmente. Ma anche gli eremiti sono ormai in guerra: don Andrea Marcinella, della diocesi di Albano, passa le sue giornate su internet al grido di «Ci mettano pure nelle loro galere, ci uccidano quanto vogliono. Noi non tradiremo mai nostro Signore». E cosa dire di monsignor Carlo Maria Viganò, il teorico del “grande reset” organizzato dall’élite massonica per «preparare il regno dell’Anticristo»? Ex nunzio apostolico negli Stati Uniti, ormai da tempo in pensione, alla tenera età di 80 anni è diventato una superstar: sostiene i manifestanti di Torino, manda messaggi «al popolo di Trieste», invita a «recitare il Santo Rosario» per la fine della pandemia. I suoi video macinano fino a mezzo milione di visualizzazioni. Commenti: «immenso», «grandissimo», «illuminato da Dio», «fratello di verità». «Dovrebbe fare subito il Papa». «Ci salverebbe dal male»…
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