Era lo scorso 7 gennaio quando un neonato morì all’ospedale Pertini di Roma, soffocato tra le braccia della madre che lo stava allattando e si era addormentata, stremata dal parto. Oggi arrivano le conclusioni della consulenza disposta dalla pm Maria Sabina Calabretta, che ha aperto un fascicolo sulla vicenda: secondo gli esperti si è trattato di una “tragedia non prevedibile”. Il professor Luigi Cipolloni, specialista in medicina legale dell’università di Foggia, ha analizzato le cartelle cliniche e dopo aver ascoltato il personale, i medici e gli infermieri in servizio nel reparto in cui si effettua il cosiddetto “rooming in” (la pratica di lasciare il neonato con la madre in stanza, ndr) ha scritto che la morte del bimbo non fosse prevedibile.
Secondo quanto emerso, i controlli del personale sanitario sarebbero stati effettuati da prassi ogni due ore. Quella notte gli infermieri erano andati a controllare la donna in stanza alle 23.15, per poi tornare verso mezzanotte e 40: a quel punto si accorsero che il neonato aveva perso conoscenza. I genitori del neonato morto hanno denunciato come la neomamma fosse stata lasciata da sola con il bimbo nonostante la stanchezza per il parto.
“La mia compagna era sfinita da 17 ore di travaglio – aveva raccontato il papà – dopo il parto le hanno subito portato il piccolo a letto, in reparto, per l’allattamento e hanno anche preteso che fosse lei a cambiarle il pannolino. Ha chiesto più volte che nostro figlio fosse portato al nido per poter riposare qualche ora, ma il personale dell’ospedale ha sempre detto di no. È crollata, quando ha riaperto gli occhi nostro figlio non c’era più, lo avevano già portato via”. Ora la Procura deciderà come muoversi alla luce di quanto emerso.